Pomodoro: storia, pregi e usi di un frutto solare
Il rubino della tavola
di Gianna Zagni
Il pomodoro appartiene alla famiglia delle Solanaceae che è una famiglia di angiosperme che comprende molte specie commestibili ma anche molte velenose. Il pomodoro appartiene alla specie commestibile anche se va ricordato che il frutto verde contiene la solanina che è tossica.
Luciano De Crescenzo ha scritto: “La scoperta del pomodoro ha rappresentato, nella storia dell’alimentazione, quello che, per lo sviluppo della coscienza sociale, è stata la rivoluzione francese”.
Questo frutto è di forma e dimensioni diverse a seconda della varietà.
La sua polpa, dal sapore dolce-acidulo, è ricca di vitamine A, C, B¹, B², K, P e PP. Inoltre è stata dimostrata la sua proprietà come antiossidante e, negli ultimi anni, sono state scoperte
capacità di prevenzione nei confronti di alcune delle più diffuse malattie: le patologie cardiovascolari e per alcune tipologie di tumori.
La pianta è originaria del Cile e dell’Equador. In questi Paes,i grazie al clima tropicale, i suoi frutti si raccolgono tutto l’anno mentre nelle nostre regioni matura solamente d’estate, se coltivato all’aperto. Se la coltivazione avviene in serra lo si raccoglie tutto l’anno ma la qualità è nettamente inferiore.
Importato come pianta ornamentale nel Cinquecento dagli spagnoli al seguito di Hernán Cortès al ritorno dall’America, soltanto un secolo dopo i suoi frutti furono usati come alimento. Inizialmente i pomodori erano considerati non utilizzabile come alimento per l’uomo per il loro alto contenuto di solanina.
Nel 1544 l’erborista italiano Pietro Mattioli, pur classificando la pianta come velenosa, ammise di aver sentito dire che, in alcune regioni, il suo frutto era mangiato fritto senza creare problemi per l’uomo.
Un secolo dopo si segnalarono i primi usi del pomodoro nelle ricette culinarie del sud Europa e nel 1762 si ebbe una maggiore diffusione del pomodoro in località non produttrici grazie alla scoperta di tecniche di conservazione, di Lazzaro Spallanzani, che provò come fosse possibile mantenerlo inalterato dopo bollitura e posti in un contenitore chiuso ermeticamente.
Nell’Ottocento il pomodoro fu inserito, a pieno diritto, in tutti i trattati gastronomici europei.
Attualmente in Italia sono commercializzate oltre 320 varietà di pomodori, delle quali solo il 10% sono quelle tipiche; le altre sono tutte ibride e brevettate.
Tra le qualità tipiche possiamo ricordare il pomodoro Piccadilly, localizzato come della zona vesuviana a consistenza farinosa, ideale per le salse a cottura rapida perché ha una buccia estremamente sottile che si amalgama con la polpa in cottura e pertanto non occorre poi passala.
Il pomodoro Oskar, tipico perino rosato - ma si trova anche rosso a grappolo - di dimensioni fino a 14-15 cm. di lunghezza, ottimo sia crudo che cotto alla griglia o ripieno, ma ideale anche in insalata.
Il pomodoro Donnè, mini perino di circa 50 gr., raccolto a grappolo, dal tipico gusto dolce e a consistenza croccante. Ottimo per insalata e salse crude per pasta fredda.
Il pomodoro Arawak, tipico cuore di bue famoso in particolare in Liguria e Piemonte da tempo immemorabile, oggi diffuso anche nelle altre regioni italiane. Ha una particolare forma a pera, costolata e la sua colorazione va dal verde al rosa o al rosso a secondo del periodo della sua maturazione. Per la sua polpa farinosa è ottimo crudo, ma anche per salse cotte, ma solo quando pienamente maturo.
Tutte queste varietà di pomodori sono in commercio tutto l’anno, mentre la varietà Eugenia è disponibile solo da maggio ad ottobre. Costoloso, rosso a grossa pezzatura (circa 250 gr.) e di sapore particolarmente dolce. Adattoi sia crudo che cotto al forno o alla griglia.
Ed ora ecco due semplici e gustose ricette di pomodori ripieni da servire anche come primi piatti:
Pomodori ripieni di maccheroni
Pomodori ripieni di riso e olive
Pasta fredda e pomodori
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