É notte, e già le stelle te fanno 'n manto d'oro.
di Rino Pensato
In una recente rassegna, apparsa su MenSA, relativa ai riferimenti gastronomici presenti nella canzone italiana sanremese lamentavamo il disinteresse, almeno in ambito festivaliero, dei nostri musicisti, più o meno "leggeri", nei confronti del cibo e delle bevande, specie se alcoliche.
In altra occasione, a proposito del compleanno di Braccio di Ferro, abbiamo avuto modo di compiacerci con Ricky Gianco, uno dei nostri dropouts preferiti nel panorama pop-musicale italiano, per i suoi album dedicati a Popeye.
Questa volta è una notizia davvero triste che ci consente di tornare sull'argomento.
La morte di Gabriella Ferri a soli 63 anni.
Non abbiamo dati statistici da presentare, ma riteniamo di non sbagliare se affermiamo che il suo successo più grande, di vendita (si parla di 1.700.000 copie vendute) e di popolarità, sia stato quello sfacciato, strafottente, inno alla romanità godereccia che è La società dei magnaccioni.
Un classico dei cori improvvisati da scampagnate, gite scolastiche e campi-scout, con il vantaggio, sugli altri classici del genere, da quelli alpino-popolari (La montanara e Bella ciao ...) a quelli d'autore (Battisti, De Andrè, Celentano, De Gregori, Guccini...) a quelli politici d'autore (Contessa di Pietrangeli e La locomotiva di Guccini...), di un tema perfettamente in tono col contesto, gaudente ed enogastronomico, di questi happening musicali di gruppo.
Quanti milioni di italiani, esclusi quei quattro "burini" che hanno inventato con "Roma ladrona" uno dei più infami e infelici slogan politici della recente, miserrima, storia politica italiana, hanno intonato almeno una volta, magari sorvolando su qualche venatura di machismo e qualunquismo ante litteram che pervadono il testo della canzone, le strofe e il ritornello di questa ode romanesca (solo romanesca?) al mangiare, bere e dolce far niente:
"A noi ce piace de magnà e beve
E nun ce piace de lavorà."
Altri brani, più o meno noti, hanno infoltito la vena "spavalda" e "godereccia" di Gabriella, da Lassatece passà, a Er carrettiere ar vino, a Na gita a li castelli, capolavoro dell'immenso Petrolini.
Gli stornelli romani, alcune personalissime rivisitazioni di classici romani e napoletani hanno costruito il repertorio pop-folk di grande dignità e coerenza artistica di una delle interpreti di volta in volta più suadenti, più spiritose, più malinconiche della nostra scena musicale.
Memorabili, fra i romani, pezzi come Barcarolo romano, Nina si voi dormite, Tanto pè cantà, Affaccete Nunziata, ecc., e, fra i napoletani, Reginella, Dove sta Zazà, Ciccio Formaggio, Tammuriata nera, 'A tazza 'e cafè, ecc.
Erano gli anni migliori della sua vita (e non solo della sua), come ebbe a ricordare in una recente intervista: "Non abito più a Campo dei Fiori ma dopo trent'anni ogni volta che ci torno la gente mi abbraccia. Ecco perché mi manca tanto. Ciò che mi manca di più però è il canto. In questi anni molti artisti sono tornati a casa: l'ho fatto anch'io, mi ci vedete a cantare Le Mantellate tra un quiz e un altro?"
Le mancava, il canto, a Gabriella Ferri. Mancherà a molti, il suo, di canto, soprattutto quello supportato dalla sua straordinaria presenza scenica. Già da tempo dovevamo accontentarci del canto mediato dagli apparecchi di riproduzione analogica e digitale, con tenui speranze di risentirla e rivederla su un palcoscenico. Addio speranze. Addio, fata!
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Stornello del carrettiere
Alla finestra tua ce so' li vasi,
de qua e de là ce so li panni stesi,
e quanti te ne vojo da' de baci,
da che moretta mia ce semo presi.
Gira la rota, che bel mestiere,
fo' er carrettiere, vojo cantà.
Vojo cantà e vojo fa' l'alegra,
l'amor lo vojo fa' a la disperata,
l'amor lo vojo fa' a la disperata,
chi ce vo' male a noi schiatta e crepa.
Gira la rota, che bel mestiere,
fo' er carrettiere, vojo cantà.
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Le ricette der carrettiere ar vino
Spaghetti alla carrettiera
Coratella d'abbacchio con i carciofi
Ciambelle ruzze
Vini: |
Marino Gotto d'oro
Rosso Castelli Romani Doc Casale Vallechiesa
Frascati cannellino "Cantine Conte Zandotti"
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