Sessant'anni di Repubblica: Formula CCCP?
di Guido Pensato
Si è detto spesso che ha descritto e spiegato meglio la storia recente del nostro paese il cinema che non gli studi e le analisi della sociologia. C'è da crederci, se tra i primi e i più convinti a sostenerlo, ormai qualche decennio fa, è stato Franco Ferarotti, titolare della prima cattedra di sociologia nell'Università italiana.
Proviamo a dargli ragione, anche con l'aiuto di Viviana Lapertosa e del suo Dalla fame all'abbondanza. Gli italiani e il cibo nel cinema italiano dal dopoguerra a oggi (Torino, Lindau, 2002).
In due film, rispettivamente del 1961, Una vita difficile di Dino Risi e del 1973, Pane e cioccolata di Franco Brusati, sembrano essere sintetizzati, con piglio ora ironico ora grottesco, sempre amaramente lucido, i tratti e i caratteri dell'essere italiani e le costanti esterne, simboliche, ma non per questo meno rivelatrici e veritiere, della nostra recente storia collettiva, postbellica, democratica e repubblicana.
Lungo lo svolgersi del primo, Alberto Sordi e Lea Massari compiono l'intero tragitto "dalla fame nera e gelida, che lui soffre da fuggiasco sulle montagne lombarde nei giorni della Resistenza, al lusso sfrenato della dolce vita".
"8 settembre 1943, Dongo, lago di Como; il giovane Silvio Magnozzi, partigiano giornalista, si stacca dal gruppo per rifugiarsi nel vecchio mulino del nonno di Elena, la ragazza che lo salva dai tedeschi. L'assottigliamento di un prosciutto indica il passare dei giorni, l'innamoramento dei due, ma soprattutto la scelta comoda e individuale compiuta dal nostro "eroe".
Fine della guerra, Roma; Magnozzi continua a fare la fame lavorando come giornalista presso un giornale di opposizione, Elena ha lasciato il benessere di casa sua per seguirlo, ma a casa di Silvio "non c'è nemmeno la cucina".
Pranzano, o meglio cercano di pranzare, nelle trattorie, a credito, come usano fare molti giornalisti o altri clienti abituali, saldando il conto a fine mese.
Ai Magnozzi non fanno più credito in trattoria e il bisogno di un piatto di pasta ("due belle fettuccine burro e sugo") una bistecca o due uova è insormontabile, specie per lei che è già incinta. La sera del referendum, (il 2 giugno 1946 per Monarchia o Repubblica) proprio mentre vagano digiuni, vengono invitati per caso, (da un vecchio conoscente di lei) a casa dei principi Rustichelli. In attesa dei risultati viene servita, ma non consumata la cena, un enorme pasticcio di carne, spaghetti e polpettine. La disperazione dei padroni di casa di fronte al risultato fa passare la fame alla tavolata, mentre i nostri, trionfanti, brindano alla vittoria della Repubblica tuffandosi con tutta la fame che c'è nel piatto succulento, sulle note di "Fratelli d'Italia".
Le vicende private dei Magnozzi si intrecciano con i cambiamenti sociali, mostrando le facce di un Paese eccitato, pronto a grandi stravolgimenti", a quel boom economico che si consacra e autocelebra in un "buffet con caviale del Volga, acciughine del Mare del Nord, champagne per tutti, profiterole caldi, ecc.".
In Pane e cioccolata le traversie di un italiano emigrante intrecciano i problemi della ricerca del lavoro e, quindi, della fame e dello sradicamento con quelli dell'identità, dell'appartenenza e della dignità, continuamente smarrite e ritrovate, tra cadute e impennate, in un clima generale di precarietà e smarrimento, di orgoglio e di degrado, di incertezze e contraddizioni. "E' nel pane e cioccolata del titolo che sta la contraddizione più profonda. Quel panino con la "tavoletta", che vediamo consumare dall'emigrante Garofoli (Manfredi) nel parco elvetico "paradisiaco" è un cibo che non ha senso. Non appartiene al paese d'origine, né a quello d'adozione, è un cibo arrangiato, inventato, un miscuglio ibrido che ben simboleggia la condizione precaria in cui si trova Garofoli. Condizione voluta coscientemente dal protagonista, tanto è vero che non soffre, come gli altri, di nostalgia per sole, mare,canzoni e cibo, ma per l'impossibilità di integrarsi completamente. Per questo mangia cioccolata nel pane e si tinge i capelli di biondo. Vuole a tutti i costi essere diverso dai suoi connazionali, che disprezza, e somigliare, invece, a quel popolo biondo, ordinato, rassicurante." Ma l'illusione dell'assimilazione, dell'assunzione della nuova identità sarà breve. Svanirà nell'urlo selvaggio e liberatorio in cui esplode al gol segnato dall'Italia: Italia-Germania 4-3.
Due film, due storie esemplari dell'Italia repubblicana, raccontate secondo una formula molto italiana, CCCP, che, lungi dal voler evocare chissà quali spettri o miti (secondo i punti di vista) si scioglie semplicemente così: Cinema Cucina Calcio Politica.
Una cena "Repubblicana" dai Principi Rustichelli (2 Giugno 1946)
(Da Una vita difficile, Di Dino Risi - 1961 - con Alberto Sordi e Lea Massari)
Spaghetti con polpettine
Pasticcio di carne
|