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Una Pasqua "reale" di 70 anni fa
Omaggio ai 75 anni de "La Cucina Italiana"

di Peppe Ricci

Delle "gloriose"riviste italiane di cucina del primo Novecento, l'unica sopravvissuta è "La Cucina Italiana", tuttora la rivista "classica" della cucina italiana. E' in omaggio a questo primato che, sperando di fare cosa gradita a tutti gli appassionati di cucina italiana e ai numerosissimi suoi lettori,
Ricettario Carli
Ricettario Carli, anni '30.
tra i quali ci annoveriamo, proponiamo, nel 75° anniversario della nascita della rivista - e si tratta in tutta evidenza di una proposta storico-culturale, nello spirito di MenSA - il Menu di Pasqua del 1935 proposto da Amedeo Pettini Capo Cuoco di Casa Savoia e fedele collaboratore della rivista, sulla quale tiene la rubrica "L'articolo del Maestro". Si tratta di quello stesso Pettini che, mette il suo prestigio e la sua bravura a disposizione della F.lli Carli (quelli dell'Olio Carli), dando vita al celebre Ricettario, stampato per la prima volta nel 1936, in occasione del 25° anno di fondazione dell'Azienda. Riportiamo anche l'introduzione al menu, ci sembra interessante e singolare il modo in cui la rivista si rivolgeva alle sole, "gentili lettrici, con tono quasi di rimprovero e senza trascurare l'esaltazione delle patrie virtù.

"La Cucina Italiana" nasce a Milano il 15 dicembre 1929.

L'iniziativa è dell'Istituto Editoriale Italiano di Umberto Notari, fondatore, nel 1926, de "La Finanza d'Italia". La "Cucina Italiana" (sottotitolo "Giornale di gastronomia per le famiglie e per i buongustai") si avvale di un prestigioso "Comitato di degustazione" comprendente Massimo Bontempelli, Filippo Tommaso Marinetti e Paolo Buzzi. Tra gli altri meriti della rivista la collaborazione, da subito, di donne intellettuali e scrittrici.
Non si possono non segnalare almeno: l'editoriale di Ada Negri Il companatico dell'illusione (15 agosto 1930); la ricetta della "Zuppa d'aragosta" di Margherita Sarfatti (15 ottobre) e, della stessa, l'articolo, La botte piena e la moglie ubriaca (aprile 1931); l'intervista di Rina Simonetta a Marietta Sabatini, la celebre cuoca di Pellegrino Artusi(febbraio 1932).
Nel 1934 muta il formato, in quarto, le pagine salgono da 8 a 32, e alla fine dell'anno agli abbonati viene inviata in regalo una copertina illustrata per rilegare l'intera annata. La copertina vera e propria viene introdotta nell'ottobre 1937. Interrotta la pubblicazione nel luglio 1943 "La Cucina Italiana" torna ad uscire nel gennaio del 1952, di nuovo a Milano, in bella veste tipografica e riccamente illustrata, sotto la direzione di due "grandi firme" della cucina italiana, le sorelle Anna (autrice del celebre Le ricette regionali italiane, giunto nel 2003 alla 15. edizione) e Fernanda Gosetti della Salda.

Da quella data la rivista continua ad uscire regolarmente, accompagnata, come già aveva fatto negli anni 1932 e 1936, da periodiche raccolte, di piccola, media e grande consistenza dedicate a singoli temi (Natale, Antipasti, ecc.) o al meglio di quanto pubblicato nella sua storia (Ricette d'oro, La cucina Mediterranea, ecc.). L'elenco completo delle monografie e tanto altro ancora si può trovare nel sito della rivista: http://www.cucinait.com


Da "La Cucina Italiana", Anno VII, n. 4, 1° Aprile 1935, p. 17

Un pranzo di Pasqua dettato dal Capo cuoco di S. M. il Re

Mi sembra che nulla più della Pasqua ci possa riportare alla bellezza di talune cose passate:
La Cucina Italiana
La Cucina Italiana
Anno VII, n. 4, 1° Aprile 1935
della cucina ad esempio; poiché se la festicciuola conclude lietamente il suo epilogo nella stanzetta da desinare, è nella cucina che s'incominciano ad intrecciare i grattacapi. Ed allora parliamo pure di questi, sommariamente, sia pure, e poi diteci gentili lettrici se abbiamo torto di aver sollevato un po' di passato.
Ricordare ciò che fummo non è davvero da Italiani retrogradi; e questo non soltanto per la storia delle armi, per lo sciorinìo sfolgorante delle arti belle e delle scienze, e il martellamento delle fedi eroiche e religiose. Il nostro artigianato fu glorioso anche in cucina e rievocarlo e per me ragione di pura gioia.
È lacrimevole vedere ciò che si e capaci di fare da alcune delle nostre giovani in cucina, poiché si ha un bel dire; esistono i fornelli elettrici ed a gaz o i forni di campagna: roba di eccellentissimo getto, ma che importano se non si sanno adoperare?
I forni non fanno miracoli, ci si metta bene in mente; ma insomma io non voglio che mi si creda qui soltanto per muovere del rimproveri a chi non conosco, giacché è da immaginarsi che le lettrici siano d'accordo con me nel volersi interessare per mettere insieme un buon pranzetto di Pasqua - di tipo passatista? - Non importa, purché sia buono realmente.

Amedeo Pettini Capo cuoco di S. -- il Re.

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