Un S. Silvestro da Mito nelle isole Diomedee
Capodanno: Tremiti di... gusto
A cura di R.P.
Visto che vi trovate in Molise per Natale, approfittatene per continuare a passare un Capodanno via dalla pazza folla e, dopo aver raggiunto Termoli, prendete un traghetto per le Tremiti e passatevi la notte di S. Silvestro. Il cenone del 31, però, per rispetto della pertinenza pugliese (garganica, viestana) delle isole Diomedee, fate in modo che sia garganico (peraltro le Tremiti non possono vantare una cucina spiccatamente "locale" e si affidano a preparazioni molisane e garganiche, per preparare i loro specialissimi prodotti, in primis i pesci, che ne fanno, in tutte le stagioni, il paradiso adriatico per i pescatori subacquei, ma anche per gli altri). Chiedere (per esempio a Lucio Dalla, a Diego Abbatantuono, non in qualità di pescatori, penso, sicuramente in qualità di consumatori) per credere.
Non perderemo molto tempo a intonare peana sulla bellezza unica (non si fa per dire) di queste isole e del loro mare, sicuramente il più bello e ricco di meraviglie da questa parte (non tanto, in verità) dell'Adriatico.
Date un'occhiata alle foto
(dal sito: http://www.vieste.it/foto_isole_tremiti.htm),
navigate (se non lo fate in questo contesto!) nel sito
http://www.parcogargano.it/
leggete almeno i pochissimi titoli, tra i tanti, che citiamo davvero a memoria in fondo a questa nota (se volte una bibliografia, beh, allora è un altro discorso, per un bibliografo di professione) e avrete informazioni e stimoli per ulteriori approfondimenti. E per le ricette, procuratevi l'impagabile, ormai classico, Cucina del Gargano, di Giovanni Nino Arbusti, recentemente ripubblicato nell'altrettanto impagabile e classica collana di Muzzio "Cucine regionali" (2003, con Prefazione di Guido Pensato). E' stato la nostra fonte esclusiva, in qualche punto ci siamo permessi qualche nostro personale suggerimento, qualche piccolo cambiamento, qualche aggiunta, ma la sostanza è quella. Un libro anche da leggere, ma soprattutto, per gli amanti (molti e in numero sempre crescente) della cucina pugliese, da tenere in casa, nel proprio scaffale di cucina, a portata di mano…e di fornelli.
Giovanni Nino Arbusti Cucina del Gargano. Prefazione di Guido Pensato. Padova, Franco Muzzio Editore, 2003
Qualche titolo:
Giuseppe Cassieri. I delfini sulle tombe. Firenze, Vallecchi, 1958 (poi Milano, Bompiani, 1982)
Elsa Raimondi. Dal Gargano alle Isole Tremiti. Bari, Simone, 1970
La Puglia e il mare. A cura di Cosimo Damiano Fonseca. Milano, Electa, 1984
Antonio Attorre, Michele Bruno, Guido Pensato. Gargano. Il mare, i boschi, il sacro. Bra, Slow Food, 1999
Guido Pensato. Il Tavoliere imbandito. La cucina della provincia di Foggia tra Gargano e Appennino Dauno. Foggia, Claudio Grenzi editore, 2002
Guido Pensato, Saverio Russo. Le carte in tavola: alimentazione e cucina in Capitanata. Materiali. Presentazione di Massimo Montanari. Foggia, Grenzi, 2005
Un assaggio letterario:
TREMITI: TREMITI
Le Tremiti, sì, destano tremiti. Non ci tormentiamo inutilmente con la dotta etimologia. Quel che conta è la sensazione che suscita in noi il suono fisico della parola: forse questo gusto sottile ce l'ha insinuato Proust, che si sentiva sommuovere tutto alla sola pronunzia dei nomi di " Venice ", di " Florence ". Del resto, non è la luce delle Tremiti di una diffusa tragica bellezza, per congiura di natura e di umana storia? Da quali profondi e remoti abissi mitologici e naturali scaturisce il pianto delle diomedee, che è come il motivo dominante della vita umana e animale di queste isole garganiche?
Che cosa è mai un'isola, se non una vittoriosa volontà di vivere, emergente dagli abissi, lottando contro l'urgente soffocazione del mare? Nei mattini di limpido azzurro, sugli odorosi colli garganici, apparivano agli occhi non sbiaditi della nostra infanzia quei lontani nèi del mare: neri e seducenti, e talora con luci di una sinistra e pur magnetica terra da conquistare.
Tremiti di gioia per il mondo nuovo che si scopriva nelle nostre audaci escursioni di adolescenti, e tremiti di dolce spavento al racconto di fosche leggende su quelle isole diomedee.
E ci tardava l'avventura di conoscerle: s'invidiava la sorte del primo padrone, del mitico
Diomede, o quella più vera, perché più umana, del capitan Bavastro. A quest'ultimo andava la nostra simpatia, per non volersi egli adattare alle conseguenze delle vicende umane, rispetto all'eterna fedeltà della natura.
Una ventennale fedeltà napoleonica come poteva improvvisamente mutarsi in fedeltà per gli Inglesi, che consigliavano glacialmente una ragionevole resa all'irragionevole e inutile ribellione del nostro capitano? Il quale non poteva arrendersi alla follia delle cose umane se non con un altro atto di follia suicida. Le Tremiti destano tremiti. Le Diomedee hanno sempre da piangere qualcosa o qualcuno.
Andare alle Tremiti, in questo tempo di caccia alle sensazioni violente per contrasto, è come disporsi a bere una coppa di miele e di assenzio.[…]
Da: Pasquale Soccio. Gargano segreto. Bari, Adda, 1965
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