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Un tesoro della gastronomia contadina del Basso Mantovano
Il “Tiròt” di Felonica: antico, semplice e gustoso
di Andrea Bettini

Una focaccia tipica a base di cipolle che molti tentano di imitare e che tantissimi apprezzano.

Tiṛt

C’è chi dice che sia l’effetto della cipolla locale, chi attribuisce il merito a una lunga tradizione, chi più ironicamente sostiene che tutto dipenda dal campanile. Quel che è certo è che per gli abitanti di Felonica l’unico vero tiròt è quello prodotto nel loro paese, in questo lembo di terra mantovana incastrato tra il Veneto e l’Emilia-Romagna. Gli altri, quelli dei comuni vicini, hanno provato a realizzarlo ma, sostengono i felonichesi, al massimo hanno ottenuto delle discrete imitazioni.
Prodotto semplice ma nutriente e gustoso, il tiròt di Felonica è una specialità nata nel mondo contadino. Si tratta sostanzialmente di una focaccia lievitata e sottile (il nome deriva probabilmente dal modo in cui la sfoglia viene “tirata” o stesa dentro la teglia) con all’interno la cipolla gialla coltivata nella zona. Un tempo era il pasto degli agricoltori, che lo portavano con sé quando andavano al lavoro in mezzo ai campi e lo gustavano soprattutto in una festa collettiva chiamata “sgansega” e celebrata al termine della raccolta delle cipolle. Oggi è un piccolo tesoro di gastronomia locale inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e fra i prodotti tradizionali della Regione Lombardia.

L’identità del tiròt, descritto per la prima volta nel 1827, è difesa con convinzione in questo comune del Basso Mantovano disteso lungo l’argine del Po. “Gli unici a produrlo sono il forno del paese e quello della frazione di Quatrelle, oltre alla Pro loco nelle domeniche estive – dice la presidente dell’associazione di volontari Edda Doffini – Per noi è anche un modo di stare insieme: ci raduniamo alle 6 del mattino per tagliare le cipolle”. Poi, scherzosamente, aggiunge: “Nei paesi limitrofi tentano di imitarlo, ma non ce la faranno mai”. “Oggi gli ingredienti sono leggermente cambiati: ad esempio, non si usa più il lardo e lo strutto è di produzione industriale – spiega Lio Vandini, titolare del forno di Felonica – La ricetta originale comunque è sostanzialmente rispettata: si fa un impasto con la stessa quantità di farina e di cipolla, strutto, lievito di birra e acqua, lo si stende in una teglia facendolo diventare alto un centimetro, si lascia un’ora a lievitare e poi lo si cuoce per un’ora a 230-240 gradi”.

Nel piccolo paese mantovano, il tiròt si può trovare tutto l’anno. Il periodo in cui lo si celebra, però, è l’estate. Tutte le domeniche, dal 2 giugno al 30 settembre, la Pro loco lo produce all’aperto e mostra le varie fasi della lavorazione. In agosto, poi, si svolge la Sagra del tiròt, che richiama moltissimi appassionati da tutte le province vicine. Perché, anche se in tanti provano a realizzare questa gustosa focaccia a casa propria, nessuno mette in dubbio che sia Felonica la vera capitale del tiròt.

Tiṛt

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