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Liquori all’arancia e al mandarino tra storia e attualità
I tesori del Sud
Triple Sec di Piero Valdiserra

Da molti anni ormai stanno riscuotendo un grande successo di mercato i limoncelli e le creme al limone, che ben rappresentano le produzioni tipiche di molte regioni del nostro Sud. Tale successo non deve tuttavia mettere in ombra il fatto che anche l’arancia e il mandarino costituiscono una materia prima molto pregiata, e largamente utilizzata, nella liquoristica tradizionale italiana.

Gli agrumi color del sole entrano infatti nella ricetta di molti preparati tipici, come le chine, le bevande a bassa gradazione del tipo “americano” e gli amari (qualche nome? L’amaro Sibilla Varnelli, il poncio molisano, l’amaro del Gargano, l’amaro siciliano Florio). Per non parlare dell’ambrosia di arancia del Gargano, dell’arancino, sempre del Gargano, dei liquori di agrumi calabresi e del profumatissimo liquore siciliano al mandarino. La Penisola, soprattutto nelle regioni meridionali, è letteralmente disseminata di queste produzioni. Fra tutti, il liquore più conosciuto del genere è forse l’Aurum, la cui origine antichissima sembra risalire addirittura ai Romani. Oggi l’Aurum si prepara impiegando una particolare varietà di arancia abruzzese, che viene unita a brandy italiano invecchiato 8 anni; dopo il blend, il liquore viene fatto riposare per 12 mesi in botti di rovere, senza aggiunta di coloranti né di conservanti. Il prodotto che ne deriva ha colore dorato, aroma dolce e fragrante e gusto caratteristico e lieve, in cui predomina la nota tipica dell’arancia. Quando fu avviata la produzione industriale, agli inizi del Novecento, il padrino dell’Aurum fu nientemeno che il poeta Gabriele D’Annunzio, che lo definì “oro di lieve peso” – in latino levis ponderis aurum, da cui Aurum; per rafforzare i legami storici con la romanità, il liquore venne confezionato in bottiglie particolari, che nella forma arrotondata e nel colore scuro ricordavano alcuni contenitori rinvenuti negli scavi archeologici di Pompei. Erano bottiglie di quello stesso tipo che possiamo vedere ancora oggi sugli scaffali delle migliori enoteche e dei migliori bar di tutta Italia.

Mandarine Napoléon Se usciamo dai confini nazionali, non è che manchino i liquori all’arancia e al mandarino; anzi, le produzioni estere sono ancora più importanti e conosciute. Prendiamo la Francia, ad esempio, patria di alcuni veri colossi del settore. Come Cointreau, nato ad Angers verso la metà dell’Ottocento dall’intuito di una famiglia di pasticceri e produttori di liquori; di colore cristallino, confezionato nell’originale bottiglia quadrata con gli angoli smussati, il liquore ebbe immediato successo, e il favore dei suoi estimatori continua ancora oggi, tanto da fargli detenere, da solo, un quarto del mercato francese dei liquori. Cointreau è ottenuto attraverso la macerazione in alcool neutro di scorze d’arancia amara e dolce; la macerazione dura una sola notte, trascorsa la quale si passa a due distillazioni successive. Il liquido ottenuto viene poi centrifugato e quindi addizionato di zucchero, alcool e acqua distillata.

Sempre dalla Francia arriva il Grand Marnier, creato nel 1880 da Louis – Alexandre Marnier, che ebbe l’idea di associare l’esotismo delle arance amare delle Antille al più prestigioso distillato francese, il Cognac. Monsieur Marnier unì al proprio il cognome della moglie, così da poter siglare ogni bottiglia con il binomio “Marnier – Lapostolle”, Cointreau Un poster e volle dare alla produzione un tocco di preziosa artigianalità – ancora oggi, ad esempio, il nastro rosso che decora ogni bottiglia di Grand Marnier viene fissato rigorosamente a mano.
Se passiamo dalla Francia al vicino Belgio, incontriamo un altro grande classico del genere, il Mandarine Napoléon, prodotto a partire dal 1892 sulla base di un’antica ricetta che sembra aver incontrato il favore di Napoleone Bonaparte – i pettegoli sostengono che l’Imperatore avesse offerto il liquore a Madame Mars, celebre attrice della sua epoca, nel tentativo di sedurla. Il Mandarine Napoléon è ottenuto unendo bucce fresche di mandarino a una base alcolica neutra, ridistillando il tutto e lasciandolo a maturare; il tocco finale è l’aggiunta di Cognac, che dona un bouquet e un corpo più ricchi a questo gradevolissimo liquore belga.

Facciamo un ultimo viaggio, un po’ più lungo questa volta, e attraversiamo l’Atlantico, per raggiungere le Indie Olandesi. Qui si produce tradizionalmente il Curaçao, per la cui lavorazione si utilizzano fiori e scorze d’arancia amara fatti essiccare al sole e posti poi a macerare in acquavite di canna da zucchero. La miscela così ottenuta viene distillata, dando luogo a una energica bevanda il cui grado alcolico viene abbassato con l’aggiunta di acqua distillata, e che può essere colorata con tinte appariscenti senza per questo alterarne il gusto.

Mandarine Napoléon

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