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Da Mestre un’esperienza unica, un simposio, un corso, un libro tenuto a battesimo da Bruno Gambarotta
Cucina di storie e storie di cucina

Il corso di narrazione “Cucina di storie” (novembre 2006 – maggio 2007) organizzato dall’Associazione culturale “RistorArti” di Mestre (VE) ha conseguito il suo risultato, auspicato e naturale. Una godibilissima raccolta di racconti “gastronomici” (Cucina di storie. Racconti. Prefazione di Bruno Gambarotta. A cura di Annalisa Bruni, Lucia De Michieli, Anna Toscano. Venezia, RistorArti, 2007) che indica diverse nuove vie ai corsi di questo genere. La storia tematica, l’atmosfera da simposio che ha sempre accompagnato le cosiddette lezioni, un esito editoriale di livello. L’appassionato e instancabile lavoro di Annalisa Bruni ha dato i suoi frutti, buoni frutti. E anche il dolce, se vogliamo, considerato il gradevolissimo battesimo celebrato dalla penna di Bruno Gambarotta che ha introdotto il volume.
Questi gli autori dei racconti: Andrea Rasa, Daniela Costantini, Andrea Negretto, Barbara Lazzarini, Franca Murador, Nicola Tonelli, Antonella Franzon, Felicita Lazzarini, Michela Ballarin, Walter Masarin, Paolo Fontana, Vincenzo Ciccone, Eugenia Fortuni, Gianni Cameri, Annalisa Busato, Carolina Pinton, Marco Boscarato.
Così, certamente meglio di noi, li introduce Bruno Gambarotta.

Magari avessi avvistato all’orizzonte una scuola o un cenacolo di scrittura creativa quando, adolescente imbranato e provinciale, sognavo di diventare uno scrittore ma non sapevo da che parte incominciare, a chi rivolgermi! Quanto tempo avrei guadagnato! Quanti inutili percorsi avrei evitato di Intraprendere! Non fosse che per questa ragione, siano benvenute le scuole di scrittura. O i cenacoli, come mi è parso essere questo dell’Amelia di Mestre. È una grande opportunità avere qualcuno vicino che condivida le nostre aspirazioni, disposto a saggiare le nostre prime incerte prove, in un fecondo scambio di ascolto critico e nello stesso tempo partecipe. Le scuole e i corsi di scrittura creativa non danno la certezza di diventare scrittori. Nessuno è in grado di fornire questa garanzia. Però un fatto è certo: i partecipanti imparano a leggere. Lo sapevano fare anche prima ma qui diventano lettori consapevoli, si abituano a smontare il giocattolo narrativo, imparano a scoprire quello che c’è dietro,
l’impianto e l’architettura del progetto, gli espedienti, i trucchi necessari per far sì che un testo si faccia leggere, si rendono conto della necessità di lasciare al lettore il 50% del lavoro.
Nel caso di quest’antologia di racconti, un ulteriore vantaggio viene ad aggiungersi agli altri: il lavorare su commissione attorno a un tema prefissato, nel nostro caso il cibo, nella costruzione di un progetto collettivo.
Essere costretti dentro una gabbia le cui sbarre sono costituite dall’argomento, dalla lunghezza del testo, dalla data di consegna. Nella nostra epoca, se c’è un aspetto carente nel lavoro creativo è proprio la mancanza di una committenza, che è demandata al mercato, il quale però darà il suo responso a posteriori. Posso lavorare per cinque anni attorno a un romanzo di 800 pagine senza sapere se poi la situazione dell’industria editoriale sarà in grado di accoglierlo. Molto meglio lavorare con mentalità da artigiani della parola a un progetto che risponde alle esigenze di qualcuno che ce l’ha commissionato. Starà poi alla nostra bravura far sì che quel prodotto si sollevi alle altezze dell’arte.

(dalla Prefazione di Bruno Gambarotta)

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