Il sommelier dalle origini ai giorni nostri
In alto i calici
di Pier Luigi Nanni
La cultura del vino è impressa in ogni settore della nostra civiltà, sia per gli aspetti sacrali legati alle origini dell’agricoltura, che a quelli dell’ebbrezza.
Questo misterioso liquido, supporto per fatiche, aiuto alle divinazioni e guaritore per ogni male, pur presentandosi punitivo ed ingrato nell’eccesso, ha comunque suscitato rispetto e considerazione presso molti popoli.
La leggenda attribuisce “l’invenzione” del vino a Noè, che sarebbe stato anche il protagonista della prima ubriacatura. Pur non potendo sostenere a fondo questa tesi, resta il fatto che tuttora si produce ancora vino nelle vicinanze del monte Ararat. Da tali zone, la vite sarebbe passata alla Tracia settentrionale, per poi giungere, ad opera dei navigatori fenici, dalla Siria alla Grecia, all’Italia, nella Gallia e nell’Europa centrale da parte dei legionari romani, che erano le estreme propaggini del loro immenso impero.
Presso gli egizi questa bevanda era il simbolo di vita, di forza e veniva prodotta in cantine utilizzando l’uva raccolta nei giardini disseminati presso il delta: dato l’elevatissimo prezzo, era privilegio riservato ai ricchi.
Nell’antica Grecia, durante i banchetti, spettava ad un personaggio di alto lignaggio determinare il quantitativo, la qualità, la miscelazione corretta con l’acqua e le disposizioni per il brindisi: adattate ai tempi, non sono altro che le mansioni svolte dal Sommelier.
Per quanto riguarda l’Italia, ancora oggi si usa chiamarla Enotria o Enotria Tellus, la terra del vino.
Gli enotri, popolo proveniente dalla Grecia centrale, occupavano la parte meridionale, e fu proprio uno di loro, Enotro, a colonizzare queste terre impiantandovi le prime barbatelle provenienti dall’Egeo.
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