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Gli affascinanti articoli di Massimo Gatta apparsi su MenSA Magazine riuniti in un libro
Bibliofilia del gusto. Tra divertissement erudito e bibliografia analitica
di Rino Pensato

Noi di MenSA siamo orgogliosi della pubblicazione dell’editore Bibliohaus, che raccoglie i mirabili saggi di “bibliofilia del gusto” di Massimo Gatta, tutti apparsi per la prima volta sulla nostra rivista.
Gatta mi fa credito della denominazione (bibliofilia del gusto) sotto cui ha voluto raggruppare questi suoi scritti, nei quali l’accostamento tra i due termini ne fa un campo di ricerca (e di racconto) piuttosto inedito o comunque poco frequentato.
Non intendiamo sottrarre nessuno dei meriti che appartengono solo a Gatta, se non altro per averli scritti, con una maestria di tocco, erudito, colto e con eleganti tratti stilistici e linguistici.
Vogliamo però solo rammentare quel saggio un po’ “scandaloso” (o “bizzarro”), come preferite, che chi scrive firmò, con Guido Pensato, nella miscellanea Crocetti, con il titolo Bibliografia, biblioteconomia e gastronomia: è scherzo od è follia?
Cucina Futurista Comprendendo nella bibliografia anche quella partizione della bibliografia, detta in area anglosassone analytical bibliography, che finisce per affiliarsi pezzi di storia della letteratura, del libro, dell’edizione e che, in una delle sue tante possibili forme, può assumere quella della spesso negletta, talvolta preziosa (è il caso di Gatta) bibliofilia, potremmo dire che i lavori di Gatta, il suo tipo di approccio, sono una risposta, si può dire immediata – e forte – al nostro quesito: niente scherzi, nessuna follia. Questa bibliofilia del gusto è una cosa seria, dilettevole quanto si vuole, per chi la pratica e per chi ne gusta i frutti, ma è, come evidenziano tutti i saggi di Gatta, in grado di recare contributi – di natura bibliografico-storica e/o analitica - inediti e rilevanti alla ricostruzione di personaggi, stagioni, luoghi, editori, libri che hanno fatto la storia della letteratura, dell’editoria e della tipografia italiane (e non solo, cfr. i bellissimi saggi su Norman Douglas e sulla Provenza).
Davvero vicende al limite dell’incredibile (tanto sono poco note o almeno divulgate) sono impresse nelle pagine che, con divertimento pari al rigore ricostruttivo, ci fa scorrere Gatta sotto gli occhi. E così vividamente che ci sembra di riviverle noi, quelle vicende o di vederle come in un film.


Come non rimanere quasi increduli di fronte al racconto di un Benedetto Croce che nel 1890, tra i suoi mille impegni e interessi, trova il modo di fondare, nel retrobottega del famoso ristorante Pallino, la Società dei Nove Musi. Lo statuto della Società, redatto naturalmente da Don Benedetto afferma programmaticamente: “La Società dei Nove Musi non può riunirsi che a tavola”. Il fine principale del sodalizio è quello di solennizzare l’uscita di ogni nuovo libro di ciascuno dei soci, alla tavola di Pallino. Se pure non ci avesse pensato Gatta a intrecciare bibliofilia e gastronomia, non gli sarebbero mancati i suggeritori di fatto, gli stessi scrittori, con romanzi e racconti coerenti con il suo intento. Oggetto del secondo pezzo è infatti uno straordinario racconto di Gino Doria, ambientato in una Napoli di circa mezzo secolo dopo, il 1944, e intitolato Il sogno di un bibliofilo. Il sogno consiste in un pantagruelico pranzo offerto a lui e al suo amico editore Ricciardo Ricciardi dalla baronessa Elodia Pandarese dei Duchi di Fiumecàlido, terminato il quale i due amici potranno visitare la sua sontuosa biblioteca.


Taverna di Santopalato Ma non intendiamo qui né darvi le sintesi di tutti i saggi-racconti del libro, né farne una recensione interna e anticipata.
Ci preme piuttosto rilevare che quasi tutti i temi toccati da Gatta recano osservazioni ed elementi nuovi e rivelano un tale trasporto affettivo verso le persone, i luoghi e le cose che egli racconta, da coinvolgerci intensamente, in quanto bibliografi e in quanto gastronomi. E ciò avviene sia quando si tratta di temi e personaggi già corredati di una discreta letteratura: es. il Futurismo, Marinetti, cui sono dedicati due saggi, uno dei quali, quello sulla Taverna di Santopalato di grande originalità e interesse; sia in casi meno noti e meno divulgati, come la storia del Premio Bagutta in rapporto al grande bibliografo e bibliofilo Marino Parenti, che ricompare a Firenze in associazione a Sabatini ristorante-editore. E, sempre a Firenze, il cenacolo che vide protagonista di primo piano Eugenio Montale con il suo cenacolo presso l’Antico Fattore, una vecchia trattoria in via Por Santa Maria, che accoglieva assiduamente pressoché l’intera redazione di “Solaria”. Qui nel 1931 Montale ricevette, per la celebre La casa dei doganieri, il Premio di poesia, istituito nel 1929, e che prendeva nome dalla trattoria stessa. Gli ultimi due saggi ci avvicinano ai nostri tempi, se non altro per testimoniare che la curiosità erudita di Gatta indica proprio la strada (da noi intesa o sottintesa nel saggio ricordato della miscellanea Crocetti) giusta. La bibliofilia (e anche la bibliofilia del gusto) non ha bisogno di aggrapparsi a un passato, più o meno lontano. Come per la bibliografia analitica inglese (ma anche per quella descrittiva e per quella storica), anche testi, autori, edizioni recenti e addirittura contemporanei, possono fornire ottimi spunti per illuminare rapporti non vacui tra il mondo dei libri e quello del cibo. Provate infatti a leggere l’escursione in terra di Provenza, dove e la tipografia e la gastronomia contemporanee sono di prima qualità, e sono oggetto da parte di Gatta di acute osservazioni, che spaziano da Izzo ai celebri campi d’aglio, ma che hanno al centro Codex Anselmi un cenacolo tipografico-gastronomico che, nel corso di incontri annuali di una settimana, si riunisce davanti a un buon piatto e a un ottimo vino per parlare di cibo e… tipografia. Promotori ne furono nel 1951 Maximilien Vox (poligrafo ed esperto di molte cose, ma soprattutto di tipografia) e Robert Ranc, Direttore della Scuola di Estienne. Attenzione particolare dedica ovviamente Gatta all’incontro tenuto nel 1994 dai Compagnons de Lure (tuttora e sempre più vitale, 300 soci e 1200 corrispondenti nel mondo), nel 20° anniversario della morte di Vox, nativo di Lurs, sul tema Gastronomia e tipografia. Per finire, se sentite parlare di un Codex Anselmi, a tutto pensereste, salvo che a un manoscritto del 1993, redatto, con tanto di corredo illustrativo, del grande economista marchigiano Sergio Anselmi. Oggetto dello studio, serio, rigoroso, appassionato, è la pesca dei cannolicchi.


La bibliofilia del gusto è nata e sta crescendo. Gatta ne è attualmente il più assiduo e attento cultore. Non è solo, lo sappiamo. Ma c’è ancora molto spazio per nuovi ingressi. C’è una rivista, “Mensamagazine” a loro disposizione e speriamo non rimanga una nicchia. In fin dei conti è una delle tante, e non tra le minori, delle forme in cui può tradursi il titolo-motto di quell’aureo libro (autore Massimo Montanari) che è anche una sorta di manifesto che è “il cibo come cultura”.



Bibliofilia del  gusto

Dalla quarta di copertina

Dieci itinerari tra gastronomia e letteratura, poesia e ristoranti, premi letterari e cibo, tipografia e aglio, filosofia e convivialità. Dieci percorsi per meglio comprendere le affinità tra il mondo del libro e quello del cibo, tra la bibliofilia e le pentole, tra l'ovattato mondo delle librerie antiquarie e la cucina erotica, tra la bibliografia, la storia economica e la pesca dei cannolicchi.
Se vi sembra impossibile stabilire tali legami non avete che da leggere questo libro.


Massimo Gatta (Napoli, 1959), è bibliotecario presso l'Università degli Studi del Molise di Campobasso. Da anni si occupa di cultura delle editorie, di tipografia del Novecento, di bibliofilia, di bibliografia e di elementi paratestuali. Dirige la Collana "Documenti d'Arte Tipografica" per l'editore Palladino di Campobasso. E' autore di articoli e saggi tra i quali Piccola storia del segnalibro (1996); Guida alle librerie di Napoli (1997); Bibliografia degli scritti di Gino Doria (1998); Le Pagine di arte tipografica di Angelo Marinelli (2003); In viaggio verso Crisopoli. Piccole storie di editori e tipografi (2003); Le Donne e i Libri. Note di bibliofilia femminile (2007); Futurismo in Molise (2007); Librai e librerie di ieri e di oggi. Una bibliografia (2008).



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