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“Vulca-enologia” di Cottanera
I nettari dell’Etna
di Carlo Riva Sergoni
I nettari  dell’Etna - Castiglione di Sicilia

La Sicilia è terra del vino per eccellenza. I nettari che si distillano dal suo inestimabile suolo hanno conquistato non solo l’Italia ma il mondo intero grazie alla loro eleganza, al loro carattere al loro bouquet unico al mondo. Ma sotto il profilo enologico parlare genericamente di Sicilia è troppo generico e riduttivo. Perchè in fatto di vini questa regione è una specie di un continente, anzi un arcipelago composito con tante isole interne che si distinguono ognuna per la peculiarità dei propri prodotti. E’ una realtà vitivinicola unica al mondo. Basta spostarsi anche solo di pochi chilometri per vedere mutare gli scenari pedoclimatici e quindi le produzioni.
L’ambiente che meglio di ogni altro esprime questa variegatura è quello delle pendici dell’Etna, dove la coltivazione del vigneto diventa “viticoltura di frontiera”  - o per meglio dire vulca-enologia - ovvero un laboratorio viticolo ed enologico d’eccellenza, riferimento quasi obbligato per chi intenda scoprire, nei suoi vini di carattere e di territorio, una novità significativa del panorama del vino di qualità siciliano, ma anche nazionale e internazionale.

Sono i “vini del sole”, secondo una felice definizione di Daniele Cernilli, ma nascono in un ambiente freddo, selvaggio, ai limiti di una natura estrema. Terre vulcaniche dure da lavorare ma feraci, grandi vitigni indigeni e alloctoni impiantati in vigneti che superano i 700 metri di altezza sul livello del mare: questo il panorama che fa da cornice all’Azienda Cottanera di Castiglione di Sicilia, sul versante nord dell’Etna, portata alla ribalta internazionale grazie all’entusiasmo di Mariangela, Francesco ed Emanuele Cambria.
La tenuta agricola è un autentico spettacolo della natura: boschi e macchia mediterranea si alternano sull’orizzonte, visibili le rocce laviche di remote eruzioni. I muretti a secco di contenimento della preziosa terra delimitano l’accesso alla cantina e alla vecchia casa padronale, di rosso pompeiano. Le costruzioni svettano su tutta la piccola vallata verde, interamente coltivata. Cento ettari di proprietà di ulivi e vigna, sempre appartenuti alla famiglia Cambria. Su quei terreni c’è la fatica dell’uomo per strappare la terra al vulcano e, da qualche anno, anche la scommessa dei giovani fratelli, sostenuti e consigliati dal padre Guglielmo e dallo zio Enzo, che, nel giro di sei anni, sono riusciti a farne quel laboratorio dell’enologia di eccellenza  riconosciuto ed apprezzato in mezzo mondo.

I nettari  dell’Etna

“Amo questa terra perché mi da energia” dice Mariangela, con un sorriso contagioso, “ed i nostri vini devono poter raccontare il senso profondo di questa identità. Anche in Sicilia c’è un ritorno alle radici, una riconsiderazione dei valori semplici della vita di campagna, a diretto contatto con una natura che, in Sicilia sull’Etna, raggiunge un’esuberanza ed un fascino senza pari. Il vino può diventare – prosegue la giovane dirigente d’azienda - il testimone più autentico di questa cultura di territorio, regalando le emozioni  che solo i prodotti di grande personalità possono dare”.  Una visione che il fratello Francesco condivide perfettamente: “La nostra sfida era una sola: realizzare sull’Etna un presidio di viticoltura moderna, ostinata nella ricerca della qualità, già e soprattutto dal vigneto.  Una filosofia produttiva – sottolinea – che punta ad ottenere uve di grande equilibrio, ridotte in quantità, da cui estrarre quella grande complessità organolettica ed aromatica che distingue questi terreni, e che in cantina dobbiamo solo preservare ed affinare”.  Il risultato è tutto nei vini, veri e propri cru d’eccellenza, con alcune etichette che, nel nome, rimandano agli scenari dell’Etna: Grammonte, Sole di Sesta, L’Ardenza, Nume. A loro si aggiungono Fatagione e i Barbazzale rosso e bianco. Sette vini che hanno il sapore del vulcano. I nettari  dell’Etna - Castiglione di Sicilia Sette vini che compongono il caleidoscopio produttivo di un’azienda che della sperimentazione ha fatto una sua bandiera, sotto i consigli di Lorenzo Landi, figura importante della viticoltura e dell’enologia italiana di qualità, e di Salvo Giuffrida, giovane e bella promessa siciliana, con esperienze professionali maturate in grandi aziende dell’isola.

Nei cinquanta ettari di vigneto – coltivati sempre in asciutto - tutti gli interventi sono fatti pressoché a mano. Particolarità di queste zone è l’impiego di manodopera femminile, soprattutto per le lavorazioni che richiedono precisione e accuratezza tecnica.Solicchiata, Iannazzo, Aurora, Fiume, Case, Costa sono gli appezzamenti di vigna che distinguono la proprietà, identificando per ciascuno le condizioni di clima, suolo ed esposizione che caratterizzano quelle singole porzioni. A sua volta, ad ogni lembo di terra, corrisponde una varietà particolare, autoctona o internazionale che sia. Il quadro ampelografico è di sicuro interesse: al Nerello Mascalese e al Nerello Cappuccio della tradizione viticola dell’Etna, si affiancano, per i vitigni a bacca rossa, il Nero d’Avola ma anche Merlot, Sirah, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Mondeuse; per quelli a bacca bianca, ai siciliani  Anzonica e Carricante  si accosta l’internazionale Viogner.

A contesti produttivi talmente differenziati corrispondono epoche vendemmiali diverse, persino sulla stessa varietà. Il lavoro di cantina si sviluppa secondo un processo di trasformazione che assicura il conseguimento di un principio fondamentale per Cottanera: vinificare ogni partita di uva senza disperdere la tracciabilità del vigneto, sino al momento conclusivo dell’assemblaggio prima che il vino finisca in bottiglia. Accade allora che la struttura di trasformazione sia organizzata in modo da preservare i valori organolettici delle uve, ricercando  quei caratteri di finezza, d’equilibrio e di eleganza che devono distinguere i vini di Cottanera. Se queste caratteristiche non possono essere garantite per una ragione qualsiasi, quasi sempre rivenibile nell’andamento climatico dell’annata, si arriva persino a non imbottigliare. Insomma i processi produttivi sono davvero orientati al conseguimento di un profilo qualitativo medio-alto, con un rigore e un senso di responsabilità che confermano uno stile aziendale tutto orientato al rispetto del consumatore finale. Produrre vini di qualità significa innanzitutto non deludere e mantenere, nel tempo, la fiducia dei mercati più esigenti e preparati.

I nettari  dell’Etna

L’apice di questa filosofia produttiva, voluta da Cottanera, la si ritrova, espressa ai massimi livelli, nella nascita del loro primo vino DOC Cottanera, tutto Nerello Mascalese con piccole percentuali di Nerello Cappuccio, come previsto dal disciplinare. Un vino di cui ancora non si conosce il nome, frutto della vendemmia 2005, la cui uscita sui mercati è prevista nell’autunno del 2007. A questo prodotto di nicchia, di grande finezza ma anche espressione della pura potenza di un terroir vulcanico, l’azienda Cottanera  ha dedicato molta attenzione. E con la vendemmia del 2005 –  annata particolarmente buona, soprattutto per i rossi in Sicilia – che il progetto di inserire un nuovo vino – primo DOC aziendale – assume  vera concretezza: “Immaginavamo da tempo, un vino DOC Cottanera che ponesse l’accento sull’unicità del territorio. In quella vendemmia, dopo una politica di investimenti sul vigneto condotta nei due anni precedenti, avevamo raggiunto dei livelli qualitativi importanti su quel vitigno autoctono. Era quanto speravamo. Uve di grande carattere, quasi tutte riconducibili all’appezzamento di  Solicchiata, perfettamente arrivate a maturazione, con un equilibrio magnifico tra acidità e zuccheri. Un vino di grande fascino dall’identità inconfondibile, fiore all’occhiello di un’azienda che sull’Etna intende realizzare un progetto imprenditoriale legato al territorio”.

 “Siamo un’azienda relativamente giovane nel panorama del vino di qualità della Sicilia – spiega Mariangela Cambria –  e con l’entusiasmo che batte nel cuore delle nuove generazioni, vogliamo interpretare la nostra missione produttiva, con la naturalezza e la spontaneità che appartiene alla nostra cultura mediterranea.  I vini del Sole – conclude Mariangela -  sono il futuro dell’enologia italiana e la Sicilia può esprimere un ruolo di primo piano in questa rivoluzione del vino di qualità”. “Una rivoluzione – aggiunge il fratello Francesco -  che deve riguardare anche il linguaggio e la comunicazione del vino, più vero, autentico meno autoreferenziale e pomposo. Il mercato richiede informazioni che siano comprensibili da tutti, soprattutto da chi oggi esprime curiosità e interesse per i vini di territorio. E’ questo il profilo della nostra comunicazione a Cottanera”.

I nettari  dell’Etna

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