Editoriale 
	Il vino nella letteratura  medievale 
  di Giancarlo Roversi 	
   
Nelle biblioteche, musei e raccolte d’arte italiani,  europei e americani si conservano vari esemplari di theatra e tacuina sanitatis ossia preziosi codici  manoscritti, realizzati fra il XIV e il XVIII secolo, quasi sempre ravvivati da  splendide miniature che illustrano le virtù delle piante e degli alimenti e  accompagnati da essenziali ammaestramenti igienici sul loro consumo, derivati  dall’antica sapienza medica, dalla farmacopea e dalla tradizione popolare. Si  tratta di vere e proprie piccole enciclopedie di scienze naturali con un  costante riferimento alla medicina e alle norme della sanità, di thesauri nel senso letterario del termine,  che sono rivolti a una cerchia di persone molto ristrette e colta, ai principi,  alti prelati e nobili, con scopi meramente divulgativi e soprattutto destinati  a dare lustro e gioia a chi l’aveva commissionato o lo possedeva da fare  ammirare nelle occasioni di incontro.  
   
  Il Tacuinum  sanitatis conservato nella Biblioteca Casanatense di Roma e realizzato nel  sec. XIV per il re Venceslao di Lussemburgo quindi passato nella raccolta di  Matteo Corvino re d’Ungheria E’ impreziosito da vivaci figurazioni policrome  eseguite da Giovannino de’ Grassi e dal figlio Salomone, che illustrano, vigne,  tavole d’osteria, botti, boccali, bicchieri e brente, ossia i grossi bigonci di  legno portati sulla schiena e assicurati con cinghie di cuoio usati per il  trasporto del vino e del mosto nell’Italia settentrionale, insaziabili bevitori  che s’ingollano da un mastello di vino o da una barile.  
  Alcune carte del manoscritto sono dedicate alla  vite, all’uva e al vino, con l’indicazione delle loro proprietà e dei rischi di  un uso smodato, che riecheggiano gli insegnamenti di Dioscoride e Plinio.  
   
  “I vini vecchi appena bevuti, per eccesso della loro  forza, sono contrari ai nervi ed ai sensi, per il loro sapore accetto, poi,  gustati modicamente, fanno bene; non sono però da somministrare agli ammalati.  Il mosto recente poi bevuto in abbondanza gonfia il ventre, è indigeribile e  provoca sogni neri...I vini nuovi sono più caldi dei vecchi e fan bene al  ventre. La natura di tutti i vini è calda e dà forza e moto al corpo per il  fatto che riscalda. Rinfranca e ristora tutte le membra che abbian sofferto dal  freddo o dal caldo e che devono essere unte con vino ed olio caldo e strofinate  finché tutto il corpo ne sia sparso e lo stesso si fa con coloro che hanno  dolori agli omeri...I1 vino nero e spesso è utile alla medicina: si somministri  a chi si senta male. Ha virtù astringente, accelera il battito delle vene, è  caustico e va somministrato con olio a chi abbia bevuto succo di papavero;  scioglie il latte coagulato; guarisce i morsi e le esulcerazioni della vescica  e dei reni; produce gonfiamenti, non è buono per lo stomaco, fa cessare il  flusso del ventre; quello bianco poi avvia il ventre, senza alcuna lesione,  meglio di qualunque altra cosa.”  
   
  E più oltre:  
  “Il vino italico, detto anche Falerno, è utile e  digeribile, massime se vecchio;... il vino di vite agreste è nero ed ha virtù  astringente, è utile ai reumatismi, flussi del ventre e dello stomaco e viene  applicato utilmente a tutte le affezioni che hanno bisogno di restringimento e  di essere raffrenate. 
  Il vino di assenzio si confeziona così: metti una  libbra di assenzio e due scrupoli di resina in venti sestari di vino e dopo  dieci giorni filtra e conserva; ha buona virtù per lo stomaco; è indicato per  gli epatici gli itterici ed i nefritici; buono per la digestione, toglie il  fastidio dello stomaco e ne reprime i dolori; allenta la tensione degli  ipocondri... 
  Il vino Albano è più forte del Falerno e di gusto  piuttosto dolce, gonfia lo stomaco ed il ventre: ammollisce il ventre, è  inutile alla digestione e nocivo a tutti i nervi e soprattutto al capo; quando  invecchia diviene molto austero... 
  Il vino misto d’acqua di mare si fa in più modi:  alcuni depongono l’uva matura in un recipiente dove sia dell’acqua di mare e  dopo alcuni giorni la pigiano; diventa dolce; buono per la febbre; emolliente  per il ventre...  
  Il vino italico, detto anche Falerno, è utile  massimo se è vecchio, digeribile accelera il polso; contrario al ventre ed alla  vescica; bevuto molto provoca paralisi... 
  Vino mandragorato: si prenda la buccia di radice di  mandragora ed avvoltolata in una pezzuola si immerga in un’anfora di mosto e vi  si lasci per tre mesi; provoca un sonno profondo... 
  Il vino omphacinum si fabbrica in Lesbo raccogliendo le uve ancora acerbe e facendole maturare  dopo colte, ed è indicato per le “voglie” delle donne incinte... 
  Vino di pece: si fa con pece liquida lavata più  volte in acqua salsa o marina sin che l’acqua esca limpida e la pece bianca;  poi mescolando mezz’oncia di pece e due anfore di mosto si fa bollire e indi si  filtra; giova per la tosse, per le lesioni profonde e per l’asma...”
  
   
   
   
   
   
E, per finire, ecco alcune citazioni sempre relative  al vino tratte dal Theatrum Sanitatis (Roma,  Biblioteca Casanatense):  
vinum  album 
  Il vino bianco è di natura calda e secca. Una vera  specialità è quello odoroso dal colore citrino. Fa bene perché seda la fame, ma  se ne beve troppo può nuocere. Per limitare i danni basta diluirlo con acqua. 
vinum  vetus 
  Il vino vecchio odoroso è di natura calda e secca. Utile  nelle affezioni degli occhi, il vino vecchio fa male ai sensi in particolar  modo dei bambini. Si può rimediare con sciroppo di mele e cuori di lattuga. 
vinum  rubeum 
  Il vino rosso e robusto è di natura calda e secca.  La trasparenza è segno di buona qualità. E un buon sedativo, ma fa male a coloro  che soffrono di milza e fegato. Si può ovviare a questi danni mangiando  melograni acetosi. 
vinum  citrinum 
  Il vino bianco è di natura caldo secca. Quello di  migliore qualità è limpido e novello. Giova a chi soffre di tosse, ma  diminuisce l’appetito sessuale. Si può ovviare a questo inconveniente bevendo  succo di mele cotogne. 
  
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