L'opinione di Massimo Montanari
Maccheroni e poesia
Durante le sue "disavventure a Chioggia", Giacomo Casanova si imbatte in una singolare accademia gastronomico-letteraria. Lo racconta in una pagina delle sue Memorie.
Vidi un Caffè e vi entrai. E subito un giovane dottore in diritto con il quale avevo studiato a Padova venne ad abbracciarmi; poi mi presentò un farmacista che aveva la farmacia lì accanto e mi disse che presso di lui si riunivano tutte le persone colte del paese. Poco dopo sopraggiunse un grosso frate domenicano, orbo d'un occhio, che avevo conosciuto a Venezia e che si chiamava Corsini, il quale mi colmò di cortesie. Mi disse che arrivavo proprio in buon punto per assistere al picnic che gli accademici maccheronici avrebbero fatto l'indomani dopo una riunione dell'accademia, nel corso della quale ciascun membro avrebbe recitato un brano di sua composizione. Mi fece promettere che avrei partecipato alla seduta e che avrei onorato l'assemblea recitando qualcosa di mio. Accettai e, dopo aver letto dieci stanze composte per l'occasione, fui nominato membro per acclamazione. Fui ancor più brillante a tavola che alla riunione, e mangiai tanti maccheroni che mi giudicarono degno di essere proclamato principe.
Da: Massimo Montanari. Nuovo convivio. Storia e cultura dei piaceri della tavola nell'età moderna.
Roma-Bari, Laterza, 1991
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