Ricordo di un Signore dei convivi
Dedicato a Mario Saracino, all'amicizia, all'arte dell'incontro
di Rino Pensato
La vita, amico, è l'arte dell'incontro
Vinicius de Moraes e Sergio Endrigo
Mensamagazine è una rivista che si occupa di Culture e piaceri della tavola, di civiltà conviviale.
Mangiare, vivere insieme
L'etimologia è evidente: 'convivio' da cum vivere, vivere insieme. Nel modo più semplice e immediato la parola propone un'identità fra l'atto del mangiare e quello del vivere. E, veramente, poiché il cibo è la sostanza della vita, ciò che la rende materialmente possibile, esso si presta più e meglio di ogni altra cosa ad essere assunto come metafora dell'esistenza.
Questa citazione da Massimo Montanari aiuterà a cogliere il senso di questo ricordo, su una rivista di cultura gastronomica, di un amico che ci ha lasciato e che non aveva nessun rapporto immediatamente riconoscibile con la gastronomia.
Il suo nome è Mario Saracino e di mestiere faceva l'avvocato. Per molti anni si è anche occupato, per eredità paterna, della sua bella tenuta di campagna, del terreno coltivato che ne faceva parte, delle attività connesse. Ma non è per questo che Mensa ospita un suo ricordo. E nemmeno per la sua appartenenza, quale membre amateur, alla sezione italiana della Confrérie de la Chaine Internationale Rotisseur, la prima associazione mondiale di gastronomi e di gastronomia, presente in 126 paesi, discendente addirittura dalla medievale Corporation des Ayeurs (1248).
Il motivo del nostro speciale omaggio sta nel fatto che la sua esistenza può essere letta come un'esperienza umana esemplare non solo in termini comuni e generali, ma anche, per quel che qui più ci riguarda, nei termini evocati dallo storico bolognese e dal verso di Endrigo e Moraes.
"La vita, amico, è l'arte dell'incontro" completa e traduce in poesia l'affermazione di Massimo Montanari.
E racchiude, in quattro parole, tutto il Mario Saracino che noi abbiamo amato e conosciuto.
Un amico di tanti, un amico come pochi, un "artista dell'incontro", un campione di convivialità.
E un maestro. Non stupitevi. Non stiamo parlando di un maestro ex cathedra, figura rispettabilissima, ma lontanissima dall'atteggiamento esistenziale di Mario. Intendiamo piuttosto riferirci a un'altra figura dell'infinitamente vario repertorio vivente che chiamiamo umanità.
Mario Saracino era un "maestro nascosto", un "maestro suo malgrado".
Come diversamente definire un uomo che, senza averne l'intenzione né tantomeno l'aria e gli atteggiamenti, ha finito per insegnare moltissimo a tanti, fino all'ultimo giorno, fino all'ultimo respiro.
Perché Mario dava sempre molto più di quanto ricevesse, ad ogni incontro, in ogni occasione.
Perchè la sua vicinanza, fisica e affettiva, il suo gusto fortissimo e irrinunciabile del conversare, del raccontare, ma anche, rara virtù, dell'ascoltare attento e premuroso, trasmettevano sensazioni, sempre diverse nelle occasioni e negli anni, di gioia, di allegria, di serenità, di riflessione, di saggezza, di sofferenza e coraggio infine. Tutto questo - e altro ancora - per quelli che hanno vissuto con lui, familiari e amici sopra tutti, si può sintetizzare in un termine: arricchimento.
Perché Mario era tenero e forte, sobrio e generoso, sapiente e irresistibilmente, implacabilmente ironico, intelligente e colto, educato e cordiale, padrone della lingua e suo instancabile eversore. Potremmo continuare a lungo senza temere di inciampare nell'encomio enfatico (ci avrebbe mai perdonato questa allitterazione?) e convenzionale. Non occorre. Ci interessa riaffermare che chiunque eserciti con naturalezza e leggerezza tutte queste virtù e le comunica, le trasmette, se è possibile, senza risparmio, finisce per insegnarti, qualcosa o molto secondo la diversa disponibilità a "ricevere", a imparare, ad ascoltare.
Inutile ricordare che questo naturale e lieve "magistero" veniva esercitato al meglio, come ci insegna la storia, in convivio. E il convivio, nel contesto a Mensa più familiare, sopporta abbastanza naturalmente, ci pare, questa definizione: una buona compagnia riunita attorno a una buona tavola. Non sono mancate, a Mario Saracino, né l'una né l'altra. E noi abbiamo avuto la gioia, il privilegio e la fortuna di essere elementi assidui della compagnia e di trovare sempre posto alla sua/nostra tavola.
Te lo ricordi, Mario? Che domanda! Mario ricordava tutto e tutti. E tutti lo ricorderemo, sempre, dovunque.
Rino e Guido, Lello, Marcello, Ninni, Piero, Tonino…
Mario Saracino (a destra) con Guido Pensato
Caro Mario
di G. P.
Caro Mario,
eccoci qui tutti. Anche i tuoi amici - ci riconosci? - quelli di quarant'anni e più di amicizia; di quell'alchimia misteriosa di indoli, caratteri, sentimenti, storie, che ci ha legati lungo tutta la vita.
In tutti questi anni, che oggi scopriamo non esserci bastati, non hai fatto che regalare a noi e ai tanti che hai amato e che ti hanno amato - Viviana, Roberta, Francesco, innanzitutto; e gli amici, i colleghi -; a tutti hai regalato il tuo sorriso, la tua dolcezza, l'arguzia, l'intelligente, instancabile ironia, verso la quale dovevamo fingerci esasperati, secondo le regole del gioco da te inesorabilmente imposte, ironia che ha reso sopportabili le vicende più complesse e dolorose della tua e della nostra vita. Saresti in grado di fare questo, ne siamo certi, anche oggi, qui.
Invece tocca a noi sopportare l'unico dolore che sei stato capace di infliggere a qualcuno. E lo hai fatto ieri lasciandoci. Ma ancora di più, da oggi, ogni istante della nostra giornata, ogni angolo banale di questa città, ci dirà di te e di noi. Dei gesti, delle parole condivise, dei silenzi interrotti da una risata, da un ricordo, da un progetto d'incontro.
Non lo senti Mario, questo profumo di caffè?! Quel caffè che ti piaceva tanto, non perché semplicemente, banalmente era buono; ma perché ti ha consentito, ci ha consentito di celebrare il rito dell'amicizia, ogni giorno, tutti i giorni, oggi compreso. Lo senti Mario, che buon odore di caffè, lo senti intorno a te, che buon profumo di amicizia, quell'amicizia che ci ha aiutati a vivere.
La dolcezza, il sorriso conquisteranno mai il mondo? Tu ci hai provato e te ne siamo grati, nostro caro amico mai perduto
Guido e Lello, Marcello, Ninni, Piero, Rino, Tonino e tutti gli altri
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