Psicanalisi vs, buona cucina?
Una depravazione, parola di Freud, a cento anni dalla nascita
"Nel mio saggio sul Problema dell'analisi condotta da non medici (1926), avevo cercato di mettere in guardia la gente contro l'influenza della medicina in generale. Sapevo bene che, se la psicoanalisi fosse finita in mano alla classe medica, ben presto l'arte culinaria sarebbe scomparsa dalla psicoanalisi e, con essa, tutte le sue radici culturali. I medici non sanno mangiare e hanno sublimato le loro frustrazioni orali con tetre ammonizioni: eccoli dunque scagliarsi contro i cibi nutrienti, denunciati ora come ingrassanti, contro il sapore del sale e le delizie dello zucchero, contro le carni rosse e la panna, le creme, persino contro le salse che rappresentano il non plus ultra dell'arte culinaria. Sono anche contrari ai dolci! Secondo costoro, noi dovremmo mangiare come le mucche e i cavalli, vale a dire verdure crude, cereali integrali, pasti misurati, equilibrati.
Quelle famose diete equilibrate che generano menti squilibrate!
Pasti con aggiunta di pillole in luogo di contorni vari, sottaceti, condimenti e vini! Non c'è da stupirsi se i complementi dietetici risultano indispensabili quando una dieta diventa così deprivata e depravata quanto quelle inflitte dai miei colleghi medici a una civiltà oralmente repressa e quindi depressa e frustrata."
Sigmund Freud
Da: La cucina del dottor Freud, James Hillman - Charles Boer, Raffaello Cortina Editore, 1999 Milano.
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