Alla ricerca dei sapori perduti: San Rocco di Camogli
Un borgo e la sua cucina
di Filippo Bignami
Se si apprezzano dimensioni oniriche, se si ha tempo di coltivare un'ontologia umanistica non codificata, consigliamo al turista (o viaggiatore, ancor meglio), che dovesse visitare quel meraviglioso posto che è Camogli, in Liguria, di non fermarsi solo lì. Se con voglia di camminare un po' (o più prosaicamente con l'auto dirigendo sull'Aurelia; auto che comunque non si può giustamente condurre consumisticamente fin dentro al paese, con necessità quindi di muovere almeno qualche muscolo), si può camminare su un sentiero che, in una quarantina di minuti a passo da posapiano, porta a San Rocco di Camogli, un minuscolo borgo sospeso tra uno spuntone di roccia, il mare ed il tempo.
Sul sentiero non è da perdere la chiesa di San Nicolò di Capodimonte, una chiesa del XII secolo ad una sola navata a croce latina, inserita in un ex complesso monastico, incantevole e fuori dal tempo, purtroppo conservata non al meglio.
Giunti a San Rocco, se non si è in giorno festivo, ci si sente subito in comunanza silenziosa
con i circa 300 abitanti e ci si rinfranca della fatica della passeggiata (noi spingiamo per tale modalità), con una vista impagabile dal piazzale quasi a strapiombo sul mare, a circa 300 metri d'altezza. Nel piazzale si trova la Chiesa di San Rocco, opera dei naviganti di San Rocco e costruita nel 1863, in sostituzione della Cappella campestre di San Rocco della Costa, diventata inadeguata a causa dell'"aumento" della popolazione sanrocchina. Come nota peculiare di folklore, va detto che qui a metà agosto si svolge la Festa del cane, poichè storia vuole che San Rocco, all'inizio del XIV secolo, contagiato da peste e reietto proprio da quella popolazione che si era prodigato a salvare dalla medesima epidemia (la gratitudine è evidentemente sempre stata merce rara...), sia stato salvato proprio dal suo fedele cane, che lo rifocillava col pane sottratto dal desco d'un nobile.
Dal pane di San Rocco si ha allora lo spunto per passare, forse meno ecumenicamente seppur con grande attenzione e serietà, alla mensa che è suggello del borgo: il ristorante "La cucina di Nonna Nina". Qui abbiamo scoperto due persone appassionate, Paolo Dalpian orchestratore di cucina e la gentile consorte Rosalia come anfitriona in sala che, con l'aiuto di alcuni ragazzi volonterosi, offrono dei manicaretti che sono più che fatti in casa, giacchè sono veramente tutti autoprodotti. La raffinata locazione è in un'antica casa ligure, che i due coniugi hanno attato a ristorante circa vent'anni fa. Per questo sentono il locale (Nonna Nina era tra l'altro la bisnonna della Signora Rosalia) con solo 35 coperti dentro ed in stagione clemente altrettanti nel bel giardinetto soprastante, come propria creatura e vedono con grande tristezza il momento, speriamo davvero lontano, in cui si dovranno ritirare ed il locale non si sa quale sorte avrà. Ma per un po' scacciamo questa preoccupazione!
Recita il menù, che elenca le ricette in fraseologia locale, che varia a seconda delle quattro stagioni ed a seconda del pescato della sottostante tonnara di Punta Chiappa: "da Nonna Nina si viene sempre senza fretta: per mangiare bene, val la pena aspettare un po'". A parte che in molti locali si aspetta ben di più e per molto meno gusto, il signor Dalpian che sta in prima persona in cucina ad approntare pane, companatici e preparazioni varie (dacchè autoproduce personalmente oltrechè appunto il pane, l'ottima focaccia, le gallette del marinaio, il gelato, tutti i dolci e le relative marmellate), propone una cucina ligure della zona con antiche ricette, ossia di pesce spesso abbinata alle verdure, che sono anch'esse per lo più coltivate nell'orto di proprietà. Ecco quindi il pesce, a seconda delle stagioni laddove in primavera
|
Il Sentiero San Rocco - Punta Chiappa |
sono più abbondanti ricciole, spigole, orate ed in autunno-inverno i gianchetti, con patate, piselli, funghi, carciofi (ardiciocche) e zucchine. Poi le tradizionali acciughe marinate e ripiene, piatti semplici che devono però esser fatti con cura e passione. Noi abbiamo assaggiato un superlativo antipasto "do mainâ" con tanto di "fugaçetta a-u formaggio" poi "corzetti stampae cö tocco de ardiciocche", "totani pin", un assaggio di "leitughe pinn-e" e qualche alicina fritta in modo esemplare, abbinando con un brioso e fresco Pigato della Riviera ligure.
Questo itinerario è consigliabile non solo a coloro che come me amano proiettarsi nella fantasia ed immaginarsi dei novelli Kipling, che vede con occhio vergine le cupole dei templi in Birmania spuntare dalle cime delle foreste come io vedo più casalingamente il campanile di San Rocco ergersi una volta arrivati agli ultimi decametri prima della piazzetta, ma a tutti coloro che desiderano prendersi più comodamente e spensieratamente qualche ora di calma per visitare un poetico borgo e gustarne, prenotando obbligatoriamente, la sua cucina d'elezione.
|