...presentato al Vinitaly di Verona
Il vino dei Celti
Il vino dei Celti, prodotto con la tecnica dell'Arbustum Gallicum, sviluppata dalle popolazioni celtiche più di duemilacinquecento anni fa, è stato presentato al Vinitaly di Verona.
L'Arbustum Gallicum è tornato a vivere da alcuni anni presso l'azienda Molino Miradolo di Robbio, condotta da Fulvio Pescarolo, grazie al lavoro svolto da Luca Sormani di "Memorie di Lomellina"
Duemilaquattrocento anni le fa popolazioni celtiche e liguri che abitavano la Lomellina produssero vino in abbondanza e di grande qualità, sviluppando una tecnica agronomica autonoma, derivata dai numerosi contatti esistenti con il vicino mondo etrusco.
Il sistema di allevamento adottato è quello descritto da Columella nel suo De Re Rustica: si tratta dell'Arbustum Gallicum. nel quale da due a quattro viti sono fatte crescere lungo le branche principali di un acero. Insieme all'Arbustum Gallicum sono presenti anche viti allevate su supporto morto, secondo la tecnica delle caracatae.
Oggi questa tradizione, a distanza di tanti secoli, è stata recuperata presso l'azienda Molino Miradolo di Robbio, con la collaborazione di Luca Sormani e Memorie di lomellina.
I vitigni messi a dimora, Moradella e Vespolina, sono i più antichi di cui si abbia notizia nel territorio (evidentemente non si tratta, però, di piante su piede franco, che qui non hanno potuto sopravvivere alla fillossera).
Fulvio Pescarolo ha interamente ricostruito un antico dosso lomellino, sulla sommità del quale abita e su cui nell'aprile del 2001 è stata piantata una superficie vitata di circa 1600 mq.
La prima vendemmia del vino dei Celti è stata quella del settembre 2004.
Vasi a trottola
Il prodotto, una volta raccolto, è torchiato a legna e viene conservato in botti grandi secondo le descrizioni degli storici dell'epoca; viene quindi travasato all'interno di speciali vasi in ceramica, detti "a trottola" per la loro forma, appositamente sviluppati dai celti di Lomellina per la conservazione del vino, come dimostrano abbondanti ritrovamenti archeologici.
I vasi sono riprodotti artigianalmente uno a uno a partire dai modelli originali custoditi nei musei archeologici lomellini (specialmente Gambolò e Vigevano) e sono collocati all'interno di una scatola in legno d'olmo riempita di paglia di triticum monococcum, il più antico frumento coltivato dall'uomo, anch'esso prodotto nel podere di Molino Miradolo.
La produzione annua corrisponde a circa 3 hl di prodotto, pari a 350 vasi a trottola numerati in serie unica per ogni anno di produzione.
Questo progetto, portato avanti in collaborazione con l'Università di Milano, non ha solo valenza scientifica. Ha l'ambizione di riconsegnare agli uomini del XXI secolo un pezzo dimenticato della loro tradizione. La ricostruzione di un sapore che la terra e gli uomini di Lomellina hanno generato in un passato così remoto, rappresenta un'occasione unica per fare un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso il gusto e viene proposta in anteprima mondiale nel più prestigioso contesto possibile: l'edizione del quarantennale della grande fiera veronese dedicata al vino.
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