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L'opinione di Massimo Montanari
La polenta di Tonio nei Promessi Sposi
Una piccola luna grigia

di Massimo Montanari

Alessandro Manzoni sapeva bene che nella Lombardia del Seicento la coltivazione del mais era ancora estremamente marginale, e che le polente - base dell'alimentazione contadina - erano fatte allora con la farina di altri cereali: miglio e grano saraceno, soprattutto. Perciò, ambientando in quell'epoca il suo romanzo, ci descrive una povera famiglia - quella di Tonio - riunita con troppa fame attorno a una piccola polenta grigia: il colore, appunto, del saraceno. Sulla scena irrompe Renzo, alla ricerca di un testimone per le sue nozze clandestine.

Le tribolazioni aguzzano il cervello: e Renzo il quale, nel sentiero retto e piano di vita percorso da lui fin allora, non s'era mai trovato nell'occasione d'assottigliar molto il suo, ne aveva, in questo caso, immaginata una, da far onore a un giureconsulto. Andò addirittura, secondo che aveva disegnato, alla casetta d'un certo Tonio, ch'era lì poco distante; e lo trovò in cucina, che, con un ginocchio sullo scalino del focolare, e tenendo, con una mano, l'orlo d'un paiolo, messo sulle ceneri calde, dimenava, col matterello ricurvo, una piccola polenta bigia, di gran saraceno. La madre, un fratello, la moglie di Tonio, erano a tavola; e tre o quattro ragazzetti, ritti accanto al babbo, stavano aspettando, con gli occhi fissi al paiolo, che venisse il momento di scodellare Ma non cera quell'allegria che la vista del desinare suol pure dare a chi se l'è meritato con la fatica. La mole della polenta era in ragione dell'annata, e non del numero e della buona voglia de' commensali e ognun d'essi, fissando, con uno sguardo bieco d'amor rabbioso, la vivanda comune, pareva pensar alla porzione d'appetito che le doveva sopravvivere Mentre Renzo barattava i saluti con la famiglia, Tonio scodellò la polenta sulla tafferìa di faggio, che stava apparecchiata a riceverla: e parve una piccola luna, in un gran cerchio di vapori. Nondimeno le donne dissero cortesemente a Renzo: "volete restar servito?", complimento che il contadino di Lombardia, e chi sa di quant'altri paesi! non lascia mai di fare a chi lo trovi a mangiare, quand'anche questo fosse un ricco epulone alzatosi allora da tavola, e lui fosse all'ultimo boccone.
"Vi ringrazio", rispose Renzo: "venivo solamente per dire una parolina a Tonio; e, se vuoi, Tonio, per non disturbar le tue donne, possiamo andar a desinare all'osteria, e li parleremo." La proposta fu per Tonio tanto più gradita, quanto meno aspettata; e le donne, e anche i bimbi (giacché, su questa materia, principian presto a ragionare) non videro mal volentieri che si sottraesse alla polenta un concorrente, e il più formidabile. L'invitato non istette a domandar altro, e andò con Renzo.




Anna Marongiu. Renzo all'osteria della luna piena, 1926 Collezione privata


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