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Festa del Nino - IV Edizione, 2005/6
Da San Martino alla Quaresima: Il Nino tra l'oca e l'aringa
Presentazione di Tommaso Lucchetti *

*(ideatore e curatore della IV edizione)

Festa del Nino

Potrebbe sembrare quasi, ma lo è, una vicenda esemplare e virtuosa per incoraggiare le amministrazioni più ottuse ad incentivare iniziative culturali. Era l'autunno 2002, nel pesarese era stato organizzato un ciclo di conferenze intitolato "Archeoprovincia": Lo studioso delle tradizioni rurali Ivo Picchiarelli stava tenendo una visita guidata informale, una passeggiata per le campagne ad indagare le tracce antiche del paesaggio agrario, con i suoi ritmi, le sue cadenze, i lungimiranti sfruttamenti ed accostamenti del dominio umano millenario sulla natura.
Ad un certo punto l'itinerario arrivò sotto una quercia: dalle parole del "cicerone" sul foraggio dei maiali e l'organizzazione dello spazio incentrato nei secoli sulla vitale suinicoltura scattò la folgorazione per un gruppo di attenti e suggestionati ascoltatori. Alcuni si ricordavano dall'infanzia del rito contadino della "pista", festa antica gioiosa e sanguinaria: nacque pertanto una ferrea volontà di rievocare quell'atmosfera, ideando il modo sopra quel tappeto ideale di ghiande, notorio nutrimento di porci (ma anche tragicamente di uomini, come testimonia a Pesaro, alla biblioteca Oliveriana, la ricetta manoscritta seicentesca di un pane di carestia impastato con i coriacei frutti della quercia macinati). Quel comitato nascente si battezzò con un nome che era una dichiarazione preliminare ed autoironica. "Ignoranti", si autodefinirono, aggiungendo però a quell'aggettivo perentorio una locuzione riparatoria: con la forza di un ossimoro geniale gli "Ignoranti di spessore" hanno iniziato il lavoro ed il 17 gennaio 2003 a Sant'Andrea di Suasa, nel comune di Mondavio, si tenne la prima edizione della "Festa del Nino", così chiamata dal nome che nel pesarese si dà al maiale, dal diminutivo scherzoso di Antonino, in riferimento al santo protettore del bestiame, spesso effigiato nei dipinti e nei santini con il porcellino ai suoi piedi come attributo iconografico.
Nonostante un santo protettore, arrivato nei secoli dopo vicende alterne, il maiale non ha avuto vita facile con la morale religiosa e comune: disprezzato come concentrato emblematico di vizi e lascivia, era in origine addirittura veicolo di tentazione diabolica, ed insidioso emblema della gola. Ma è proprio sulla ghiotta peculiarità alimentare che scattò il riscatto: tra gli esempi, il certamente pio Vincenzo Corrado, monaco benedettino, nel suo minuzioso ricettario "Cuoco galante" (titolo che tradisce una vocazione decisamente claustrale) ci tiene a specificare che "Benché il porco sia animale immondo, ha però la sua carne saporitissima, ed è più gustosa di qualsivoglia altra carne; anzi par che senza quella, tutte le altre abbiano dell'insipito, e perciò se ne fa uso molto, non solo nelle Cucine de' Grandi, ma ancora di mediocre condizione; e quando questa mancasse, mancherebbe l'esca più dilettevole dei nostri palati". Pertanto nel Settecento il cristianissimo Corrado afferma pertanto due verità: ribadisce l'eterna bontà di una carne che era molto amata anche dai latini (Plinio vi leggeva estasiato cinquanta sapori diversi), ma soprattutto afferma un principio elementare ma fondamentale: la carne di maiale è gioia di dispensa e cucina per tutti, comparendo indistintamente nella mensa trionfale di signori e villani. E questa universale cuccagna "di grasso" di salumi, salsicce, porchette e fritture viene appunto riproposta dalla "Festa del Nino", che accomuna tutti nel celebrare l'arte antica della norcineria, il momento solenne e cerimoniale dello sgozzamento dell'animale amico dell'uomo ("più del cane" sottolineava l'accademico della Cucina Italiana di Parma, Baldassarre Molossi) perché lo ha sempre nutrito ed anche curato con impacchi di lardo. Proprio per questo giunta all terza edizione, il 30 novembre 2004 "La Festa del Nino" dedica al suo eroe un monumento, un maialino di pietra, realizzato da scalpellini della vicina Sant'Ippolito, che troneggia sorridente su un piedistallo a Sant'Andrea di Suasa.

Fin dall'inizio la manifestazione accanto alla celebrazione suina proponeva una lettura delle antiche tradizioni rurali marchigiane, e giunta all'attuale quarta edizione ha strutturato un calendario di appuntamenti di quattro mesi che oltre al periodo tradizionalmente dedicato alla festa celebrativa di "grasso" ripercorre l'antico calendario di celebrazioni e consuetudini dalla metà di novembre all'inizio della Quaresima. I succulenti giorni delle crapule suine hanno così il loro preludio e la loro postfazione. L'avvio solenne è scandito dal giorno di San Martino con il rituale dell'assaggio del vino, mentre dopo la lunga teoria del "grasso", con l'abbondanza natalizia e poi la folle e smisurata apoteosi carnevalesca, si affida la chiusura della rassegna 2006 con la brusca interruzione del Mercoledì delle Ceneri, monito della fine di ogni cosa ed ideale funerale temporaneo del Nino, anticamente bandito per quaranta giorni di "magro" rigorosissimo. In questo ciclo di incontri e rievocazioni il "Nino" è protagonista assoluto, celebrato nelle molte chiavi di lettura, dai ritratti della letteratura, a quelli giornalistici ed alla sua presenza nel repertorio artistico. Ma al tempo stesso incontra anche per la prima volta dei comprimari con cui reggere la scena: Nel periodo della raccolta delle ulive il re porcello ha affrontato a Cartoceto un ideale confronto o "singolar tenzone" con l'olio, suo storico rivale di condimento, ma soprattutto ha incrociato due suoi animali antagonisti. Ad apertura di rassegna si è celebrata l'oca, emblema di San Martino ed ideale gemello del suino tra tutti i pennuti da cortile, in quanto animale similmente pingue, e pertanto usato presso molte culture come cibo grasso di riserva. In chiusura, il prossimo 5 marzo, il "Nino" cederà invece lo scettro ad un potenziale nemico, un animale a lui alieno in quanto di mare e pertanto "di magro": l'aringa è presente in molti riti e irridenti processioni del martedì grasso e del mercoledì delle Ceneri, come simbolo definitivo (ma effimero) trionfo della rinsecchita Quaresima sul rubicondo Carnevale. Ma è una disfatta momentanea ed un esilio temporaneo: torneranno sempre le gioie trionfali del "Nino".

Nell'ambito della festa si svolgerà a Fano l'11 febbraio il convegno I cronisti della gola, al quale Rino Pensato rappresenterà MenSA Magazine, il Direttore Giancarlo Roversi, trattenuto da precedenti impegni e l'intera redazione (Peppe Ricci), con un intervento dal titolo: "MenSA Magazine e le riviste gastronomiche on line. Carta vince, carta perde".

Il sito web ufficiale: http://www.festadelnino.org/


Scarica: il programma completo in Pdfscarica il file pdf


IO NINO
dal sito ufficiale


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