MenSA Menu Storici e d'Autore
UserId PassWord
homepage
direzione e redazione
sommario
editoriale
le rubriche

i menu
archivio
banca dati
amici di MenSA
 
le regole del gioco le regole del gioco
di M. Montanari
MenSArIO - I blog di MenSA MenSArIO
I blog di MenSA

MenSA - la copertina


Corsi e ricorsi a tavola
Il ritorno dell'Armagnac
di Piero Valdiserra

All'Hotel "Four Seasons" di Milano, si è svolta un'interessante giornata professionale sull'Armagnac, organizzata dalla Sopexa Italia in collaborazione con il BNIA (Bureau National Interprofessionnel de l'Armagnac, l'organismo associativo francese di promozione e di tutela).
All'incontro hanno partecipato sei produttori (Castarede, Francis Darroze, Domaine de Joy, Larressingle, Baron de Sigognac, Château du Tariquet), che hanno presentato personalmente le proprie attività e tutte le specificità dei loro Armagnac.

Parallelamente alla sezione espositiva si è svolto un seminario tecnico a numero chiuso, dedicato a giornalisti e operatori di settore, che ha toccato tutti gli aspetti salienti relativi alla produzione della storica acquavite di vino francese.
L'Armagnac viene elaborato lentamente nel cuore della Guascogna, la splendida regione collocata nel sud-ovest della Francia, alle pendici dei Pirenei. Il suo vigneto, ereditato dai Romani, produce acquavite dall'inizio del Medioevo: l'acquate veniva allora consumata per le sue virtù terapeutiche. La zona di produzione dell'Armagnac è delimitata dal 1909, ed è a Denominazione di Origine Controllata (A.O.C.) dal 1936. Il vigneto dell'Armagnac copre circa 15.000 ettari: a occidente il Bas-Armagnac produce acquaviti rotonde e fruttate; al centro la zona Ténarèze dà acquaviti vive e corpose; a oriente infine l'Haut-Armagnac è caratterizzato da isole di produzione con vigne molto apprezzate.

Tra i dieci vitigni inseriti nel decreto di Denominazione di Origine Controllata, l'Armagnac viene prodotto essenzialmente con uve Ugni-Blanc, Colombard, Folle Blanche e Baco Blanc. Le uve vengono pressate e vinificate in modo tradizionale e naturale; il vino risulta generalmente acido e poco alcolico, e conserva tutta la sua freschezza e tutti i suoi aromi fino alla distillazione. Quello della distillazione è un momento cruciale dell'elaborazione, e viene condotto attraverso l'alambicco tradizionale in maniera continua o, a volte, con l'alambicco "double-chauffe". Dopo la distillazione, l'Armagnac viene messo a invecchiare in fusti di quercia da 400 litri; con il passare del tempo si arricchisce di tutti i profumi del legno (vaniglia, frutta candita, prugne), diminuisce di gradazione alcolica a causa dell'evaporazione e prende un bel colore che evolve dal dorato al mogano. Dopo un'eventuale fase di assemblaggio, l'Armagnac viene messo in commercio a una gradazione minima di 40% vol., anche se alcune acquaviti, generalmente millesimate, possono essere proposte a gradazioni anche molto più elevate.

Al termine del seminario sono stati degustati sei Armagnac di grande pregio:

  1. Larressingle: Armagnac Ténarèze "chiosi par la famille", 21 anni.
  2. Domaine de Joy: Armagnac Hors d'Age da vitigni Baco e Ugni-Blanc.
  3. Tariquet: Bas-Armagnac 45 barriques "degrés naturels" 49,5% vol. XO, da vitigni Ugni-Blanc, Baco e Folle Blanche.
  4. Castarede : Bas-Armagnac XO.
  5. Baron de Sigognac: Bas-Armagnac 1974 da vitigni Ugni-Blanc e Baco.
  6. Darroze, Domaine de Pinas: Bas-Armagnac 1972 da uve Baco.
La sequenza delle degustazioni è stata piacevolmente accompagnata da altrettanti cioccolati artigianali aromatizzati (al miele di castagno, alla menta, al fior di pepe, al bergamotto, al cardamomo, alla vaniglia), creati e presentati personalmente da Jacques Genin, grande Fondeur en Chocolat di Parigi.


invia questo articolo   






[I ricettari dagli utenti]

aggiornato al 24.02.2009 info@mensamagazine.it - MenSA 1997-2007©

Valid CSS!