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La pagina di Piero Meldini
Astrologia culinaria
di Piero Meldini


A chi, come me, piace frugare negli scaffali delle librerie dell'usato e del metà prezzo, capita di imbattersi di tanto in tanto in un manuale di dietetica e di cucina "astrologica". I più vecchi risalgono alla metà degli anni Ottanta, cioè ai primordi della voga New Age. Basta però sfogliarne qualche pagina per riscontrare una deplorevole mancanza di rigore. Quando non incorrono, come succede nel banchetto diTrimalcione, in ridicole associazioni tra il piatto e il segno zodiacale (sogliole per i Pesci, crostacei per il Cancro, beefsteak per il Toro e abbacchio per l'Ariete), finiscono, volta e gira, per dedurre presunte affinità alimentari e gastronomiche dalle ipotetiche caratteristiche psicologiche dei nati sotto questo o quel segno: violette candite per i Pesci, poetici, sentimentali e un po' lagnosi, e pizza per il Sagittario, dinamico e dai gusti semplici. Marte
La fede negli astri non c'entra un piffero. Chi scrive è in fatto di astrologia, grazie a Dio, un fiero miscredente. Ritiene però che debba esserci del metodo anche nella follia. Per disporre di un sistema perfettamente organico e coerente, dove il microcosmo e il macrocosmo filavano d'amore e d'accordo, occorre riandare all'età precopernicana, quando la Terra stava immobile al centro dell'universo e uno stesso uomo, Tolomeo, poteva dettare tranquillamente l'Almagesto, opera capitale della scienza astronomica, e il Tetrabiblos, la "bibbia degli astrologi".
Per Aristotele, che compendiava da par suo le ruminazioni dei filosofi presocratici, tutto ciò che esiste in natura è il risultato delle più varie e fantasiose combinazioni di quattro "elementi": il fuoco, l'aria, la terra e l'acqua. A seconda della prevalenza di questo o quell'elemento, ogni cosa - corpo celeste, sasso, pianta, animale o uomo - è contraddistinta da una (o più d'una) delle quattro "qualità": il caldo, il freddo, il secco e l'umido.

Ippocrate, Galeno e gli altri medici greci, seguìti dai romani e dagli arabi, avevano sposato e diligentemente applicato questa teoria, distinguendo - sulla base delle qualità predominanti - quattro temperamenti: il sanguigno, caldo e umido; il collerico, caldo e secco; il melanconico, freddo e secco; il flemmatico, freddo e umido. È questa, in soldoni, la famosa quanto longeva "dottrina dei temperamenti", o "degli umori". A ciascun temperamento, infatti, corrisponde un umore, sorta di linfa che circola nei corpi, secreta Dio sa come: al sanguigno il sangue, al collerico la bile, ai melanconico la bile nera e al flemmatico la flemma.
Chiunque di noi è intruppato, volente o nolente, in una di queste quattro classi. Quanto alle malattie, esse derivano da uno squilibrio degli umori, cioè da eccesso o difetto di una determinata qualità. Occorre dunque ristabilire il perduto equilibrio. "Come?" chiederà col sangue alla testa l'umorale lettore. Con i salassi, i purganti, i farmaci in genere, ma innanzitutto con una dieta appropriata. Si dà il caso, infatti, che anche gli alimenti si classifichino in caldo-secchi, caldo-umidi, freddo-secchi e freddo-umidi. La dieta consisterà, pertanto, nell'assumere alimenti le cui qualità contrattacchino gli umori dominanti: il collerico, che presenta una costituzione caldo-secca, ricorrerà a cibi freddo-umidi, e così via. "Già," obietterà il lettore in preda alla melanconia "ma qual è il mio dannato temperamento?". È qui che viene in soccorso l'astrologia.
Tolomeo e gli altri astrologi dell'antichità appioppano ai segni dello Zodiaco uno dei quattro elementi e, di conseguenza, le qualità e il temperamento coerenti con quell'elemento. Nei segni di terra (Capricorno, Toro e Vergine) prevalgono le qualità del freddo e del secco e domina il temperamento melanconico. Gli alimenti da preferirsi sono naturalmente quelli caldo-umidi: carne di maiale e d'agnello, salumi, fegato e frattaglie, legumi, prezzemolo, uva, agrumi, dolci, annaffiati da vino bianco o birra chiara. I segni d'aria (Aquario, Gemelli e Bilancia), in cui spadroneggiano le qualità del caldo e dell'umido e ribolle il temperamento sanguigno, si indirizzino invece verso gli alimenti freddo-secchi: carne di manzo, di capretto e di pollo, cavoli, cicoria, sottaceti, pere e mele, e vino rosso di buon corpo.
I pesci
I segni d'acqua (Pesci, Cancro e Scorpione), assiderati dalle qualità del freddo e dell'umido e di temperamento flemmatico, ricerchino gli alimenti caldo-secchi: carne di vitello, cacciagione, formaggi stagionati, pesce salato, cipolle, carote, castagne, noci, frutta secca, miele, con vino bianco frizzantino. Quanto infine ai segni di fuoco (Ariete, Leone e Sagittario), in cui dominano le qualità del caldo e del secco e frigge il temperamento collerico, tengano a freno i bollenti spiriti con alimenti freddo-umidi: pesce fresco (tanto meglio se d'acqua dolce), latte e latticini freschi, crostacei, frutti di mare, lattuga, pesche, albicocche, prugne, melone. Anche se mal si sposa con il pesce, la dietologia antica non transige: vino rigorosamente rosso.
Se si considera scientifico un modello fondato su un nucleo di postulati non contraddittori, dai quali discendono conclusioni coerenti, sulla scientificità del nostro non ci piove. Se poi i gusti non coincidono con le costellazioni - come capita a me che, benché Pesci, spasimo per le ostriche e gli altri frutti di mare, autentico veleno per i segni freddo-umidi - si invochino gli ascendenti, le opposizioni, i domicili, gli esili, le esaltazioni, le relazioni trigonali e tetragonali e tutte le altre diavolerie astrologiche, o si concluda, col filosofo, che "inclinant astra, non necessitant", e che tutto quel che non strozza, ingrassa.


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