L'avvocato del diavolo
Quando le guide non... guidano bene!
di Piergiulio Giordani (avvocato penalista)
La gastronomia, in questo periodo, è sempre più trattata dai media. In TV proliferano le trasmissioni che ci mostrano cuochi più o meno famosi che spentolano in diretta gratificando gli spettatori, ignoranti, di preziosi consigli; tutti i quotidiani o settimanali hanno un inserto gastronomico;in libreria sempre più scaffali sono destinati a contenere volumi di scienza culinaria spiegata al popolo. Tra poco inizierà il balletto delle varie guide sui ristoranti che eleggeranno i 'templi' della migliore cucina italiana nei quali, con la miseria di qualche centinaio di euro a cranio (importi naturalmente ben graditi agli italiani che, oggi... navigano tutti nell'oro!) si possono degustare piatti sopraffini.
Certamente e cresciuta, in questi anni, la consapevolezza dell'importanza dell'alimentazione: praticamente quasi tutte le classi sociali hanno una migliore conoscenza del cibo e del vino, grazie anche al tambureggiamento in materia dei mass media purtroppo non sempre all'altezza della situazione.
Qualche giorno fa ci è capitata in mano la Guida, pardon,il Circuito gastronomico Audi 2005-2006, bellissima pubblicazione distribuita gratuitamente, sponsorizzata dall'Autogerma Spa di Verona, importatrice ufficiale nel nostro Paese delle automobili Volkswagen, Audi,Seat e Skoda.
E' composta di ben 356 pagine a colori con belle fotografie di Stefano Saccani; i testi sono curati dal noto giornalista Giovanni Bravi con la collaborazione di Morello Pecchioli.
Si può concordare o meno, in particolare, sulla esclusione di alcuni locali che rappresentano il fior fiore della ristorazione italiana, e da tanti anni (Vittorio di Bergamo, Gualtiero Marchesi di Erbusco, Antica Osteria del Ponte alla Cassinetta, Sadler a Milano, Ambasciata a Quistello, La Frasca a Castrocaro, in Toscana la Tenda Rossa ed Arnolfo, in Umbria Vissani,in Campania il Rossellinis di Ravello ecc.). Ci piacerebbe però sapere il perchè ditali clamorose omissioni.
Ma quello che ci ha fatto sobbalzare sulla sedia è stata la lettura della 'perla' a pag. 231 dove si afferma che i piatti tipici di Bologna sono (testuale): " salumi vari, cappelletti, pasta fresca, zampone".
Ora, non occorre essere degli storici per sapere che i piatti tipici della città felsinea, sono la mortadella (peraltro ritratta in una foto) e non i salumi vari. E soprattutto sono i tortellini, anch'essi raffigurati in un'immagine, la cui ricetta è stata depositata nel 1974 dalla locale Delegazione della Accademia Italiana della Cucina alla Camera di Commercio, ma mai i cappelletti (di pertinenza in particolare della Romagna), le tagliatelle, pure effigiate nel volume (la cui 'Misura Aurea' è stata parimenti depositata nel 1972 sempre dalla Delegazione dell'Accademia della Cucina), le lasagne verdi (ricetta depositata il 28 maggio 2003 dalla Delegazione dell'Accademia 'Bologna San Luca') e non la generica pasta fresca, e, infine, non certamente lo zampone, consumato anche a Bologna ma di origini sicuramente modenesi.
Non è una questione di campanilismo, ma di elementare conoscenza se una guida, rectius "Circuito gastronomico", sbaglia addirittura nella semplice indicazione dei piatti tipici della zona nella quale sono consigliati i ristoranti chissà cosa c'è da aspettarsi nelle altre pagine.
E considerando il target di clientela cui la guida dell'AUDI è diretta (AUDI, come tutti sanno, è sinonimo, oltre che di avanzatissima tecnologia, di raffinatezza e di bon ton) l'errore ci pare ancora più rimarcabile.
'O tempora,o mores!'
avrebbe esclamato il saggio Cicerone (Catilinarie, 1,1,2).
Le conclusioni le traggano i lettori.
Infine, riallacciandoci alla notevolissima crescita dall'introduzione dell'Euro in poi dei prezzi della ristorazione italiana, occorre fare una considerazione: dove è possibile trovare un buon piatto di tagliatelle al ragù a 2,94 Euro, o di "cappelletti" a 3,51 Euro o di strozzapreti a 2,78 Euro o di castrato a 6,43 Euro o di coniglio a 8,34 Euro? Alla storica 'Trattoria Casa delle Aie' (via A. Ascione, 4 - Cervia RA tel. 0544/927631), allogata in una antica villa un tempo destinata ai "pignaroli" (coloro che raccoglievano le pigne dalla pineta per ricavarne i pinoli), che offre un ambiente romagnolo tipico e piatti onesti, gustosi ad un costo contenuto. Non per nulla non è possibile prenotare: si arriva, si 'dà il nome' al patron il quale, successivamente con un piccolo megafono, Vi chiamerà per destinarvi al vostro tavolo! Buon appetito.
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