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Tra Lombardia e Canton Ticino
I cibi di frontiera
di Filippo Bignami

Abbiamo voluto, in questa segnalazione di itinerario degno di nota per contenuto culturale ed enogastronomico, destreggiarci passando un paio di volte attraverso la linea di frontiera che separa la Svizzera dall'Italia nella parte lombardo-ticinese.
Dapprima una completa panoramica delle imperdibili mostre e musei che si concentrano in questa zona, successivamente un degno ed appagante coronamento alla concentrazione artistica con un'appassionante immersione in un'oasi di tranquillità della cultura materiale.
Iniziamo dal territorio italico con Como, ove ha luogo una monografica veramente notevole su Picasso. Nella splendida cornice di Villa Olmo si possono infatti ammirare quasi un centinaio delle opere dell'illustre artista iberico.

Varchiamo poi una prima volta il confine per spostarci a Lugano, ove la gentilissima Signora Sabrina Bardelle, del Dicastero attività culturali della Città di Lugano ha messo a disposizione tutti gli strumenti di commento utili a vedere, interpretare e contestualizzare le mostre di Jean-Michel Basquiat, controverso esponente di rilievo dell'arte underground degli anni '80, per alcuni critici geniale e per altri un abilissimo grafitaro, al Museo d'Arte moderna di Lugano, e di Samuele Gabai, artista locale, al Museo Civico di belle arti di Lugano.
Ci spostiamo poi di alcuni chilometri e stazioniamo a Montagnola, per visitare il Museo Hermann Hesse, nel luogo ove il grande scrittore teutonico visse parecchi anni sereni. La fondazione Hesse, diretta dalla gentile Signora Bucher, oltre a sostenere il museo permanente, è promotrice di varie iniziative a tema, sempre volte a valorizzare e diffondere la conoscenza delle opere, non solo letterarie, del suo ispiratore.
Ecco quindi valorizzata la vena artistica e policulturale di questo lembo di Svizzera. Del resto Miss Switzerland lo dice con fierezza: sono un paese quadrilingue! L'altera signora con lancia e scudo disegnata dal ginevrino Bovy nel 1850 saluta i visitatori con "Willkommen", "Bienvenue", "Benvenuti" e "Bainvegni". Nata da un'accumulazione di Stati, che si confederarono nel corso di cinque secoli e divennero una sola nazione a metà dell'Ottocento, tanto (e forse più) per questioni di equilibri esterni quanto per affinità culturali, la Confederazione Elvetica nutre al suo seno quattro culture.

Torniamo ora in territorio italiano, varcando ancora la frontiera alle Fornasette, ed andiamo in località Piero, vicino a Curiglia con Monteviasco. Qui, dopo aver lasciato l'autovettura e percorso a piedi un sentiero di circa 400 m, transitabile solo a piedi, si giunge al borgo, in pratica abbandonato con l'industrializzazione varesina degli anni '50 e solo ora in parte rivalorizzato, ove è sito l'agriturismo Kedo, mirabilmente condotto dalla signora Ruscio con l'aiuto dei volonterosi figli. Questa ammirevole famiglia è davvero attiva e dedita al lavoro: ha una stalla con le capre per autoprodurre col solo latte del gregge una paradisiaca ricotta, un saporoso ma garbato Primosale ed una Toma da menzione, per il suo sapore rotondo e gustosissimo. Solo con questi latticini, qualche fettina di salamino di capra, un buon Merlot sincero, prodotto in zona ed il pane fatto in casa dalla Signora si potrebbe sentirsi dei Lucullo, ma dalla cucina sortiscono altre pietanze semplici e intriganti, fatte con ingredienti davvero in linea con lo spirito autentico dell'agriturismo, come umidi di vitello e capretto, torte di ricotta e crostate con farina integrale.
Da sottolineare l'attivismo dell'anfitriona e dei suoi collaboratori famigliari che, oltre a mettere a disposizione una dozzina di posti letto per chi vuole davvero immergersi nel silenzio d'alpeggio per alcuni giorni, si è accreditata presso la Regione Lombardia come sede di attività didattiche per scolari, con laboratori dedicati alle erbe, alla produzione del formaggio di capra, al pane, al legno ed in particolare a quello di castagno, vero albero cardine della microeconomia rurale dei tempi che furono.

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