MenSA Menu Storici e d'Autore
UserId PassWord
homepage
direzione e redazione
sommario
editoriale
le rubriche

i menu
archivio
banca dati
amici di MenSA
 
le regole del gioco le regole del gioco
di M. Montanari
MenSArIO - I blog di MenSA MenSArIO
I blog di MenSA

MenSA - la copertina


Vino assassino?
Enokiller: il sangue scorre a fiumi... di vino
di Rino Pensato

Tempo di/vino. Mentre dura l'eco e il successo di due bei film sul vino (Mondovino e Sideways) accolti in generale molto bene dalla critica e dal pubblico (con una prevedibile, vorremmo dire scontata, predilezione della prima per il primo, politically correct, e del pubblico per il secondo, ovviamente più ammiccante nei confronti di uno spettatore non necessariamente "schierato"), ecco spuntare in libreria Enokiller, nei cui "14 racconti inediti affermati scrittori hanno prestato la loro penna per presentare il volto cattivo del vino", come da anonimo commento prelevato dal web (Sona - VR -, Morganti, 2005). Marco Bettini, Matteo Bortolotti, Alfredo Colitto, Danila Comastri Montanari, Franco Foschi, Licia Giaquinto, Rudi Ghedini, Loriano Macchiavelli, Maurizio Matrone, Gianfranco Nerozzi, Pier Damiano Ori, Gregorio Scalise, Giampiero Rigosi e Michela Turra, sempre secondo la nota prima rammentata, "sono i Cattivi-golosi, autori dalle perfide inclinazioni che hanno vinificato un vinoEnokiller assolutamente originale, suggestivo al palato ma malefico". Orbene, se un tale commento si propone (e forse raggiunge) lo scopo di promuovere un libro sicuramente originale, di "pronta beva" (si legge in un sorso o, forse, meglio, a brevi piccoli sorsi), non rende giustizia al milieu narrativo cheaccomuna i testi, il "mondovino" appunto. Per quel che ci riguarda, in nessuno dei racconti il vino risulta davvero colpevole. Strumento, occasione, movente, ma mai colpevole dei delitti descritti nelle 200 pagine del libro. Le poche pagine a disposizione dei singoli autori sono, a nostro parere utilizzate al meglio per imbastire storie, bozzetti, fantasie misteriose della più "sacra" e insieme pagana e profana delle bevande, simbolo cristiano di salvifico sacrificio, icona sfrenata di rituali orgiastici pagani (Bacco, Baccanti, Baccanali), immagine (insieme alla carne di maiale) per antonomasia del proibito, della blasfemia nel mondo islamico. E proprio questa simbolica ambiguità, misteriosa e affascinante, sembra essere, più o meno direttamente rappresentata, l'invisibile filo conduttore di queste storie. Accanto a una più usuale raffigurazione della quotidianità della presenza del vino nella vita degli uomini e delle donne di un paese che qualcuno, in tempi remoti, chiamava Enotria.
Non ci sentiamo di fare 14 minirecensioni, né tantomeno stilare classifiche di merito (sotto tortura, basterebbe la minaccia, sveleremmo le nostre personali e precise preferenze). Ci limiteremo, pertanto, ad alcune osservazioni sparse. Come detto, il volume presenta una gamma discretamente varia di interpretazioni del tema, secondo le singole propensioni di genere (e sottogenere). Dal piccolo calco della più classica detection britannica (non mancano nemmeno spunti di horror gotico e l'ambientazione del vetusto maniero di campagna) del racconto di Marco Bettini (Mercuria) che apre l'antologia, al breve omaggio al "mal d'Africa", aggiornato con riferimenti attualissimi al mondo dei "viandanti" (con motivazioni diverse) italiani per terre perigliose, della storia di Michela Turra (Viandante) che la chiude. In mezzo, storie di usura (Colitto), truffa (uno Scalise in gran forma), di vendette sfasate nel tempo, breve (Macchiavelli) o lungo (il doppio livello storico di Comastri Montanari), di squartamenti e cannibalismo (Nerozzi e Ori), gelosie amorose (Bortolotti, Matrone, Ghedini) o professionali (Foschi), di incroci fatali fra balordi che vanno a bottiglioni di Trebbiano e criminali d'alto rango che stappano bottiglie top giocando a scacchi (Rigosi), ad amori impossibili e dannati, come le 480 bottiglie di vino che accompagnalo la lunga espiazione del protagonista (Giaquinto). Buona lettura, dunque, e non lasciatevi terrorizzare dalla presenza fatale del vino sulla scena del crimine: c'è un solo modo per esorcizzarla. Finito il libro, stappate un bottiglia di buon vino (meglio se tra quelli più citati nel libro: Picolit, Gewurztraminer, Cabernet Sauvignon, Châteauneuf-du-Pape, Taurasi... ) e brindate alla vostra, di salute.

invia questo articolo   






[I ricettari dagli utenti]

aggiornato al 24.02.2009 info@mensamagazine.it - MenSA 1997-2007©

Valid CSS!