1 - Bere sul territorio
Mille modi di bere vino: percorsi attraverso una cultura
di Francesca Gamberini
1-Bere sul territorio
Esistono infiniti modi per gustare un bicchiere di vino, qualunque esso sia. Il vino è un prodotto naturale e culturale che si è costruito nei secoli, in continua evoluzione e con risultati, in termini di qualità e non solo, molto distanti tra loro. Oggi è di moda parlare di vino, è ormai codificato e riconosciuto un linguaggio specifico per descriverne le caratteristiche. Proliferano in tutte le grandi città i cosiddetti Wine-bar, luoghi in cui si possono bere vini al calice o partecipare a degustazioni collettive. Il vino è oggi più che mai un business internazionale molto proficuo e questo fattore ha un peso non indifferente nella sua evoluzione anche in termini di gusto. Il vino è poi ancora un immancabile protagonista dei pasti quotidiani, soprattutto di italiani e francesi: momenti questi in cui di scena non sono le sue interpretazioni migliori ma si assiste piuttosto a repliche infinite di un antica consuetudine dove il gusto non è sempre un imperativo.
Noi pensiamo che non esista un modo più "giusto" degli altri per consumare e apprezzare un vino, sarebbe presuntuoso ritenere di poter indicare una sola strada per arrivare alla definizione di un qualcosa che è per sua natura mutevole e sfuggente e che coinvolge non solo la sfera puramente sensoriale ma anche quella emotiva e culturale.
Quello che vi proponiamo è di provare a curiosare tra gli infiniti modi per gustare il vino e cominciamo con il proporvi l'idea di un viaggio attraverso i vitigni: questo per non dimenticare che prima di tutto il vino è un prodotto vivo che nasce dalla terra, dalla natura e dall'esperienza dell'uomo che ne controlla l'evoluzione. Viaggiare attraverso i luoghi in cui un vino nasce significa aprirsi alla possibilità di assaporarne l'identità specifica, provare ad immaginare che in ogni sorso sia contenuto l'eco di un tramonto assolato o la ruvidità di un terreno ciottoloso. E significa soprattutto prendersi il tempo di conoscere un po' più da vicino la natura delle cose, in un momento in cui la velocità rischia di trascinare con sé anche il gusto del vino.
Bere sul territorio è forse il modo che oggi ci è meno familiare, quello più distante da noi: è per questo che vi suggeriamo di provare ad avventurarvi nelle regioni da cui provengono i vini che preferite per cercare di capirne meglio il gusto o magari solo per legarli a sensazioni nuove scaturite dall'atmosfera del viaggio.
Noi abbiamo scelto segnalarvi un piccolo tour nel sud della Francia per un motivo in particolare: siamo intorno agli anni Venti del secolo scorso quando nella regione del Rodano meridionale intorno alla cittadina di Châteauneuf-du-Pape i produttori si mettono d'accordo per stabilire regole e confini territoriali per la produzione del vino, questo passo segnerà la nascita delle Appellations in Francia e delle Denominazioni di Origine Controllata in Italia negli anni Sessanta. Il processo che portò ai disciplinari di produzione affonda le sue radici in un passato assai più remoto ma è solo da questo momento che trova un riconoscimento formale che assume valore di legge. Certamente questo passo segna una tappa fondamentale anche nell'evoluzione del gusto del vino, che lega così indissolubilmente il prodotto al luogo specifico di produzione con tutte le sue caratteristiche naturali e culturali. Oggi più che mai anche in Italia si parla di terroir quando ci si riferisce ad un vino, riconoscendo in quell'insieme di fattori geologici e climatici tipici di una territorio, ciò che rende unica ogni zona di produzione, un elemento determinante nella caratterizzazione del vino stesso.
Il percorso che vi proponiamo ce lo suggerisce Maurizio Landi: appassionato conoscitore di terre e vini di Francia, è proprietario insieme a Mirka Guberti e Franco Tumedei dell'enoteca Divinis a Bologna.
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