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Pasqua, Pasquale Baylonne, le donne, i cuochi e i pasticcieri, lo zabaione
di Rino Pensato

Come coniugare in modo non rituale il mese che celebra, tutti gli anni, la festa delle donne e, quest’anno, la Pasqua cristiana? Senza dimenticarci, naturalmente, della gastronomia.
MenSA, come sa chi la conosce, pratica sistematicamente accostamenti del tutto pretestuosi e talvolta improbabili.
Incuranti di storture di nasi e di commenti decurtisiani (si può dire totoiani?) del tipo “ma mi faccia il piacere!”, ricorriamo all’agiografia pasquale.
L’etimologia ricorda due Santi legati alla festa della Risurrezione di Gesù.
Il primo è quello di San Pasquale I, papa dal 817 all’824, anno della sua morte. Di lui si sa poco: forse romano, consacrò l’imperatore Lotario e scomunicò l’imperatore bizantino Leone V, detto armeno per aver ripreso la politica iconoclastica abbandonata dai suoi immediati predecessori.
Ma il San Pasquale DOC, per così dire, è, lo sanno anche i bambini, soprattutto meridionali (chi scrive se ne ricorda da bambino appunto, anche perché trascorse parte della sua infanzia frequentando la Chiesa di San Pasquale, con annesso Convento francescano), il più conosciuto, più venerato e più popolare è San Pasquale Baylon.
Nato in Spagna a Torre Hermosa nel 1540, il giovane pastorello entrò come fratello laico nell’Ordine Francescano, esercitò con umiltà incarichi anche gravosi, come quello di cuoco. È dunque anche per via di questa mansione che svolse presso i francescani, che è considerato il santo patrono dei cuochi e dei pasticcieri (vi dice niente lo zabaione o, in torinese, “sambaiun”?).
La faccenda andò così.
Lo zabajone, uno dei più classici dolci torinesi, secondo la tradizione si deve al nostro frate francescano. Ospite della chiesa di San Tommaso, Pasquale di Baylon, il quale, oltre ad essere un uomo di chiesa, era anche un cuoco sopraffino, alle penitenti che si lamentavano della scarsa vivacità dei consorti, consigliava una particolare ricetta fatta con uova e vino: 1 tuorlo d'uovo, due cucchiai di zucchero, due gusci d'uovo di vino marsalato, uno d'acqua. Diventato Santo nel 1690, il suo nome alla torinese "San Bayon" (pronuncia: sambaiun) fu dato alla ricetta della “calda” e tonificante bevanda. Così, dal 1722 San Pasquale Baylon è, come prima ricordato, protettore dei cuochi e dei pasticcieri.
Non sappiamo bene perché, ma il Santo fu presto “adottato” dalle donne nubili o almeno desiderose, per qualche loro misteriosa ragione, di trovare marito e popolarmente delle donne in generale.
Nell’Italia, soprattutto al Sud, è davvero molto diffusa e famosa la preghiera-invocazione:

  “San Pasquale Bailonne
protettore delle donne
mannàteme nu marito
rubicondo e sapurito,
come a vvuje tale e quale
gloriosissimo San Pasquale”
.
 

Rintracciato il sentiero un po’ tortuoso che MenSA ha seguito per collegare (?!) Pasqua con il Santo che ne prende il nome, con le donne e la cucina, anche se permane la vostra perplessità, noi quel sentiero lo seguiamo e vi proponiamo un menu fondamentalmente aragonese, la terra di San Pasquale Baylon, privilegiando piatti che ben si accordano alle abitudini gastronomiche pasquali nostrane.

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