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La Calabria è servita!
di Piero Valdiserra

Sulla scia di una precedente, fortunata esperienza a Reggio Emilia, nei giorni dal 9 al 12 marzo 2005 la Calabria è approdata a Bologna per raccontare e per promuovere i suoi prodotti tipici di qualità. L’incontro enogastronomico è stato promosso da “è group” (società di marketing con sede a Crucoli Torretta, in provincia di Crotone) e dal “Club dei Sapori” di Bologna, con il supporto e la rappresentanza di enti, istituzioni e aziende del territorio calabrese.
Lo scopo dell’iniziativa è stato non solo quello di far apprezzare i sapori calabresi, ma anche – e soprattutto – di far diventare il “prodotto Calabria” un’attrattiva sia dal punto di vista turistico sia da quello enogastronomico. A dare il suo pieno appoggio all’operazione è infatti intervenuto uno dei principali centri commerciali della città di Bologna, nel quale per quattro giorni si sono potuti degustare i più qualificati prodotti tipici calabresi; sono state inoltre presentate località ioniche e tirreniche e offerte di pacchetti per visite guidate.
Altre location del gusto sono stati tre noti ristoranti bolognesi, “Nonno Rossi”, “La Bottega di Franco” e “Antichi Sapori di Bologna”, che si sono resi protagonisti di quattro serate di degustazione: cene aperte al pubblico, e allestite per l’occasione da chef calabresi con i piatti più noti e più gustosi della loro cucina. Davanti ai commensali sono così sfilati i salumi e i sottoli tradizionali, gli entusiasmanti covatelli con n’duja e gli scilatelli con salsiccia, il tonno di Calabria con il peperoncino, i formaggi crotonesi, i tipici dolcetti secchi con l’uva passa. Nei bicchieri ha trionfato il potente vino rosso di Cirò e – a fine cena – ha fatto la sua comparsa uno sfizioso carrello dei liquori, con la grappa al peperoncino, l’elisir di liquirizia e il leggendario Amaro del Capo.
Fra le delizie del palato uno spazio di riguardo è stato conquistato dalla sardella.
Detta “caviale calabrese”, o rosamarina, la sardella è la più piccante conserva ittica del Mediterraneo, una preparazione dal gusto forte e antico che unisce la “neonata” di sardine (il novellame più piccolo) con il sale, il peperoncino e aromi e spezie come il finocchietto selvatico. Perla del patrimonio agroalimentare del Sud, la sardella più famosa è quella prodotta nella zona fra Cariati e Cirò Marina, ma è Crucoli che ne rivendica l’assoluta unicità, addirittura con la segnaletica stradale “Torretta di Crucoli il paese della sardella”. Questo piccolo paese sullo Ionio porta alto lo stendardo gastronomico della sardella con la tradizionale, affollatissima sagra omonima, che prende il via ogni anno il 12 di agosto proprio a Crucoli.
È ragionevole pensare che per produrre la sardella si seguano regole e tradizioni ben precise, che risalgono a diversi secoli fa. La “neonata” freschissima, pescata nel periodo che va da febbraio ad aprile, viene lavata con acqua dolce e viene posta ad asciugare in cesti con il sale. Poi si passa alla salagione vera e propria nei salaturi di pietra, insieme a cime di finocchio selvatico silano. Messa a stagionare per 6-7 mesi, la sardella viene impastata a mano ancora con sale (che funge anche da conservante naturale) e con abbondante peperoncino calabrese in polvere, detto u pipazzu.

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