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Veronelli e la cucina dell'amore impudico

Impudico Il 29 novembre scorso è morto Luigi Veronelli. MenSA lo ha ricordato brevemente, nel numero di dicembre, nel segno del vino, di cui è stato, per decenni, maestro dei maestri.
Per una singolare e fortunata circostanza, abbiamo potuto ricordare e il "suo primo bicchiere di vino", con il titolo del nostro miniconcorso enoletterario, a sua volta debitore della bella canzone di Sergio Endrigo (Il primo bicchiere di vino).
Il tempo passa in fretta e, quando questo numero di MenSA sarà in rete, centinaia di pagine, su carta e on line, saranno state spese per ricordarlo.
Per ricordare la sua figura umana, la sua coerente e irriducibile battaglia (meritevole di ammirazione e rispetto assoluti, al di là della condivisibilità piena e totale) su più fronti, dall'enogastronomia alla vita politica, alle convenzioni sociali.
Le sue simpatie anarco-socialiste, la sua collaborazione con Lelio Basso (edita "I problemi del socialismo"), col filosofo Giovanni Emanuele Bariè (con cui pubblica la rivista "Il Pensiero"), amico di Luigi Carnacina (con cui ha redatto testi importanti dell'arte culinaria, come i quattro volumi de l'imperdibile - e introvabile - La cucina rustica regionale, di Gianni Brera (con cui scrive La Pacciada), di Giangiacomo Feltrinelli, dell'architetto-designer Silvio Coppola, di Mario Soldati, che di lui scrisse: ''se Brera è il Gadda dello sport, Veronelli è il Gadda dell'enogastronomia''.
L'ultimo dei suoi progetti di livello internazionale "Terra e libertà/Critical wine" è tuttora in fase di realizzazione e di crescente attenzione. Ma tutto questo - e altro ancora - potrete trovarlo collegandovi al suo sito ufficiale, in via di ristrutturazione: http://www.veronelli.com o semplicemente cercando su internet Luigi Veronelli. Potrete passare delle ore a leggere cose sue e cose su di lui.

Se poi provate a cercare libri suoi o recanti suoi contributi, vi basti essere avvertiti che cercando Veronelli, Luigi, nel campo Autore dell'Indice SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale, in pratica l'anagrafe dei libri posseduti da quasi tutte le biblioteche italiane: http://opac.sbn.it/), troverete 215 titoli!
Tra questi segnaliamo, visto che quando si avvicina il 14 febbraio tutti parlano di cibi afrodisiaci e cucina erotica o amorosa, una sua ormai rara "edizioncina" (termine veronelliano) di 26 pagine in piccolo formato (14 cm.) del 1960: La cucina d'amore, pubblicata nella Collezione "Biblioteca del gastronomo" della sua casa editrice (Luigi Veronelli editore).
L'amore: ecco un altro dei temi cari a Veronelli.
Uno dei libri che più amiamo di Veronelli è Vietato vietare, a prescindere dalla persistenza delle nostre idiosincrasie per il Couscous di sauterelles [cavallette] e gli Involtini di bruco al cartoccio (però mangio il formaggio coi vermi).
Lo amiamo per partito preso, per l'inequivocabile messaggio del titolo, perché ci consente di "celebrare" il nostro San Valentino ricorrendo non al "classico" Cucina d'amore di un Veronelli "appena" trentaseienne (a partire dal titolo: modello intramontabile La cucina dell'amore - 1926 - del misterioso bon vivant catanese Omero Rompini), ma a quello maturo, sempre più trasgressivo e "libertino" (limitiamo, nella circostanza, la qualifica alla figura culturale), del Breviario libertino e, soprattutto, dei tre libri, tipicamente veronelliani, editi DeriveApprodi tra il 2001 e il 2003: La cucina impudica, La cuoca di Buenaventura Durruti, La cuoca rossa.
Per tutti Veronelli aveva scritto le prefazioni.
Da uno di essi, La cucina impudica, traiamo passi della prefazione, che sono anche la nostra presentazione del nostro menu valentiniano.
Ecco quanto scrive, tra l'altro, Veronelli nella sua prefazione al libro:


Prefazione
[…] Livre de chevet è espressione francese intraducibile. Chevet sta tra capezzale (corna, bicorna) e comodino.
Mi piace pensare che indichi, nel reale, i due cuscini che si pongono, l'uno sull'altro - il più alto un poco arretrato -alla base della testiera del letto. Piacevole appoggiarvi il capo e il dorso; e ritornare sulle pagine del libro di letto. E Livre de chevet vuol proprio dire il libro della predilezione.
Un uomo di intelligenza (minima) ne ha uno solo. Uno intelligente ne cambia, col passare del tempo. Tanti.
Ricordo - avevo 15 anni - Il canto d'amore e morte di Rainer Maria Rilke. Una edizioncina bibliofila, in pergamena, titolo inciso rosso e nero. L'aprivo quel tanto che mi concedesse l'arrivo sulle parole, credo, non per non consumarlo, per appropriarmene singolare.
Poco dopo i Contes Historiettes et Fableaux del divino marchese, Donatien Alphonse Francçoise de Sade.
Ho avuto ottimi rapporti intellettuali con lui. E i Contes, erano nella cartella - poco più di una cartella - quando fuggii, 1944, in Svizzera, diciassettenne con Gianni, mio fratello gemello, e il sogno, non realizzato, di raggiungere i partigiani dellOssola.
Tornarono a esserlo - pensa te - negli anni tesi tra la filosofia della Statale e i problemi dell'anarchismo.
Mi decisi, 1957, a tradurli e a pubblicarli con le illustrazioni - sollecitate impudiche, ancor più impudiche - di Alberto Manfredi (ebbe, poi, la cattedra, in Firenze, da Mino Maccari).
Tanti, ripeto. Al termine m'ero quasi persuaso. Per quanto eccentrico, avrei assommato accanto al letto, a mano a mano che escono, i volumoni del Grande Dizionario della Lingua Italiana, massì, "il Battaglia".
Aprirlo, uno ogni sera, a caso (a caso? La fatica per estrarre quello del lemma della momentanea urticazione).
Impudico Faccio esempio: "impudico". Uno "che manca di pudicizia; che si comporta senza alcun ritegno o pudore; inverecondo. Anche: incontinente, libidinoso, lussurioso. Per estensione: sfrontato, impudente. Anche: privo di rispetto, impietoso".
Mi sono letto le bozze de La Cucina Impudica. Sarà il mio Livre de chevet. Dai tempi giovanissimi e giovani, nessun libro mi ha più divertito per la sua inverecondia e, assieme, l'empietà.
Ciascuna delle ricette - con innumerabili allacciamenti, sorprendenti ribalte e pruriginose seduzioni - ti riporta alle tante (grazziadeo) piccole morti della cognizione della qualità e del gusto, alla cultura ribelle e immoralista. A quelle ultime parole di Marguerite Yourcenar: "Reale tragedia dell'uomo è la demonizzazione del piacere".
Non temo per il suo scrittore (scrittrice?) anonimo. Sì, per l'editore. Gli succeda che un magistrato di buon senso intervenga e ne ordini, d'urgenza, il sequestro. Avvenne ant'anni fa per i Contes. Finì bruciato sulla pubblica piazza. […]

Luigi Veronelli

Ed eccovi il nostro:

Menu Valentino impudico



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