A Foggia una rassegna dedicata all'artista tedesco: l'omaggio "eat-art" di Guido Pensato

Tra i tanti aspetti della vicenda artistica e umana di Beuys, sempre in bilico tra intuizioni e realizzazioni geniali, provocazioni politiche "globali" e suggestioni sciamaniche, c'era anche la cucina, come luogo magico in cui egli celebrava il rito conclusivo di un'agricoltura profondamente rinnovata e risanata e uno dei tanti sull'itinerario di ricongiunzione-identificazione arte-vita.
"Un luogo a parte era la sua casa in campagna a Veert, un piccolo villaggio olandese a circa novanta chilometri da Düsserdolf. Il suo rifugio, dove la natura e l'uomo divengono un 'tutt'uno' e vivono in simbiosi. […] In quel luogo Joseph Beuys si trasformava in agricoltore, in contadino verace. […] Raccoglieva le verdure e le spezie del suo orto per preparare gustose pietanze. Era particolarmente attento a curare lo stoccafisso in ammollo nel suo vecchio catino pieno d'acqua corrente e, se pioveva, lo teneva per intere giornate sotto la pioggia, affinché prendesse un sapore più dolce e naturale. Con lo stoccafisso usava preparare diverse appetitose vivande. [Lo stoccafisso era] una pietanza che dava il senso della sua cucina sobria e nel contempo riassumeva la sua arte culinaria naif, ove il nutrimento sano veniva vivificato da un gustoso sapore e dalla sua personale creatività".
(Lucrezia De Domizio Durini, Joseph Beuys. The art of cooking. La cucina di Beuys, Milano: Charta, 1999)

A questo aspetto della personalità dell'artista tedesco guarda l'omaggio che Guido Pensato gli riserva nell'ambito della mostra foggiana. La sua opera, infatti, consiste in un fornello su cui è sistemata una pentola in cui, per tutta la durata della rassegna, viene preparato per essere offerto in assaggio ai visitatori, lo "stoccafisso alla Veertese", secondo la ricetta di Beuys, con qualche variante di sapore locale, concordata con Ciro D'Amore, chef del ristorante "Arcadia".

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Andy Warhol. Joseph Beuys II