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Tavola, mangiatoia e mangiatoria
Due parole sulle figure gastronomiche nel Presepe napoletano
di Giovanni Solimine

Il Natale - ci si perdoni l'accostamento che potrà sembrare blasfemo - è tempo di grandi abbuffate, per cui immaginiamo che i nostri lettori nei giorni che vanno dal 24 al 31 dicembre si mostreranno molto devoti alla buona tavola e praticanti dei canonici riti, a partire dalla cena della Vigilia.
Ma è anche tempo di Presepe.
I rapporti fra cultura gastronomica e cultura presepiale sono numerosissimi e molto intensi: la tavola e il cibo occupano un ruolo fondamentale nel Presepe napoletano del XVIII secolo, o in quelli più recenti, ma fedeli alla tradizione di ispirazione settecentesca.
Prima di entrare nel merito della questione e di mostrare i cibi, reali o potenziali, ospitati
Osteria e mercato del presepe cuciniello
Osteria e mercato del presepe Cuciniello
nel Presepe, dobbiamo dare uno sguardo d'insieme al panorama che ci si para d'avanti. La spettacolare scenografia del Presepe napoletano tradizionale - che vede la sua più alta rappresentazione nel celebre Presepe Cuciniello, conservato nel Museo di San Martino - è articolata in tre spazi distinti, raccordati dallo "scoglio", vale a dire dalla infrastruttura in legno, sughero o cartapesta che simula le rocce e che ospita le case, i "pastori" e una moltitudine di accessori, i cosiddetti "finimenti": la tripartizione classica prevede l'annuncio, la grotta e la taverna. Per denominare queste tre componenti il lessico del Presepe ha fatto ricorso a una figura retorica, utilizzando una parte per il tutto.
Al centro la scena della Natività - il Bambino nella mangiatoia, la Madonna, San Giuseppe, il bue e l'asinello, uno zampognaro e un ciaramellaio - in una grotta, che per la verità non è una grotta, né una capanna, bensì il rudere di un tempio che nell'allegoria simboleggia la nascita del cristianesimo sulle rovine del paganesimo, ma che richiama anche l'interesse per l'archeologia che dilagò a Napoli nella seconda metà del Settecento con l'avvio degli scavi di Ercolano e Pompei.
Sul lato sinistro l'annuncio, e cioè un paesaggio agreste animato dal corteo dei tre Magi con il loro esotico e pittoresco seguito, costellato qui e là di pecore, mucche e relativi pastori. A questo proposito va detto che gli addetti alla pastorizia non sono i soli ad essere etichettati in questo modo, perché per i presepisti di scuola napoletana tutte le figure, quelle che altrove vengono chiamate "statuine", sono "pastori". Forse l'unico vero esponente della professione è Benino, il giovane pastorello dormiente.
Sulla destra la taverna, che è solitamente composta da un'osteria e da un mercato. Eccoci arrivati a destinazione. Di fronte a questa scena anche chi non è esperto di tecnologie comprende cos'è, e cosa potrebbe essere, la "realtà virtuale": manca l'audio, ma sembra quasi di sentire il vociare proveniente dai personaggi che si accalcano in spazi strettissimi; non ci sono gli odori, ma si ha la sensazione di percepirli. La tranquillità e la dolcezza che caratterizzano l'annuncio e la grotta lasciano il posto ad un'atmosfera festosa e concitata, quella che conosciamo bene e che solitamente mettiamo in relazione all'interpretazione consumistica del Natale.
Banchettanti
Banchettanti
È questa una delle scene più affollate del Presepe, in cui accanto all'oste e agli avventori brulica concitata una vera e propria "corte dei miracoli": venditori e suonatori ambulanti, popolane e bifolchi di vario genere, storpi, zingare e mendicanti, giocatori di carte e di dadi, talvolta un gruppetto di anziane donne che giocano a tombola. Dal sottofondo arriva il rumore del martello del ciabattino, della sega del falegname, della mola dell'arrotino o dell'incudine del fabbro. Da qualche parte giacciono, apparentemente dimenticate, gabbie con conigli, oche e galline, mentre non mancano neppure gli animali a piede libero, che razzolano in tutta tranquillità. Spesso abbondano gli anacronismi, e potremo trovare quindi, uno accanto all'altro, un soldato romano con l'armatura luccicante e la spada sguainata, un frate francescano con la sua bisaccia, un cacciatore con tanto di fucile. Sulle pareti esterne e sulla porta dell'osteria sono appesi prosciutti e quarti di bue, trecce di agli e di cipolle, salsicce e salumi vari, scamorze e caciocavalli, i tipici meloni di Natale (quelli con la buccia verdognola), grappoli di pomodori di Pachino, pezzi di baccalà. Considerate le condizioni igienico-ambientali, possiamo essere certi che se fosse possibile realizzare mosche di terracotta e tenerle sospese in aria ci sarebbero anche quelle.
Sulla tavola c'è di tutto: un banchetto in piena regola, con zuppiere colme di spaghetti (il fumo e il profumo non ci sono ma li si immagina), sperlunghe con pesci guarniti, polli, fiaschi di vino, taralli. Si brinda, si canta, si battono le mani e qualche commensale rubizzo mostra evidenti segni di appannamento e non supererebbe certo la prova dell'etilometro. Malgrado ciò, in un angolo ci sarà sicuramente qualche botte di riserva per non correre il rischio di restare all'asciutto.
Però possiamo dire che forse la più realistica ambientazione "natalizia" del Presepe riguarda le scene del mercato. Pescivendoli, macellai, fruttivendoli, castagnari, fornai, pizzaioli e altri venditori propongono la loro merce e contrattano animatamente con le contadinelle di passaggio: sui banchi sono esposti ingredienti e pietanze dei pranzi natalizi, come il capitone e i frutti di mare, la scarola, le verdure - cavoli e peperoni sott'aceto in primis - che andranno a costituire l'immancabile insalata di rinforzo, il cappone col quale fare il brodo, ma anche mozzarelle, ricotte, caciotte, uova, pomodori; a volte troviamo anche la frutta secca e i dolci tipici come la cassata, gli struffoli e i roccocò.
A questo punto ci possiamo concedere una pausa: buon appetito e buon Natale!


* Utilizzando un motore di ricerca vengono recuperati dal Web quasi 20.000 siti. Per una prima navigazione si consiglia di visitare http://www.presepenapoletano.it, http://www.presepe.biz, http://www.oroincensoemirra.it.

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