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Il nuovo Museo del Prosciutto a Langhirano
Una reggia per sua delizia
di Emma Rubin

Dal 2 maggio è "vivo", parlante, proprio come la grande tradizione, per non dire il mito, da cui prende le mosse. E' il Museo del Prosciutto e dei Salumi di Parma arriva come seconda tappa del progetto denominato "Musei del Cibo", un doveroso omaggio della Provincia di Parma alle eccellenze di questo fortunatissimo lembo di pianura padana: Parmigiano-Reggiano, Prosciutto, Pomodoro (la maiuscola è d'obbligo).

Ha sede a Langhirano (PR), a pochi km dalle "culle" di altre bontà legate al prezioso suino, ad esempio Felino (salame) e Zibello (culatello). Tappa obbligata sulla Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma. Del prosciutto di Parma non si parla né si mormora. Lo si gusta. Poi, una volta che le papille hanno tradotto per i nostri neuroni le ineffabili emozioni della stupenda fettina, e prima che l'incanto si dissolva, una visita al Museo di Sua Delizia completa il bagaglio culturale di cui dobbiamo diventare portatori sani. Non si può onorare il Re, se non si conoscono la storia e le mirabili imprese della regale dinastia.

La location, l'ex Foro boario di Langhirano è del 1928. "Uno spazio di più di 500 metri quadrati, diviso in sezioni, sul modello del Museo del Parmigiano-Reggiano di Soragna - racconta il professor Mario Zannoni, curatore dei primi due Musei del progetto - nelle quali hanno degno rilievo le origini, l'avventura umana, l'evoluzione tecnica e di costume, l'aneddotica e le curiosità, le applicazioni gastronomiche che dall'invenzione del prosciutto dolce di Parma arrivano fino all'attuale produzione. Nella certezza che questo Museo è in grado di narrare, dai suoi spazi espositivi, una delle storie più belle mai scritte dall'uomo. Una storia infinita".

Seguendo una metodologia che si allontana dall'esposizione museale in senso stretto e si avvicina alla didattica "on the field", una sezione sul territorio, sviluppatosi intorno alla fiorente produzione agroalimentare, ci introduce nel periodo rurale "arcaico", l'inizio della memoria storica. Le razze suine, in un'altra sezione, non sono più cose da addetti ai lavori o da giornalismo televisivo specializzato. Ne potremo parlare senza scivolare su tragici strafalcioni. Una terza sezione è dedicata al sale.
Perché? Perché la salatura è un po' la chiave di volta dell'intero travaglio da cui nascerà Sua Delizia. "Capire come va scelto e in che modo il sale agisce è di vitale importanza per comprendere quel mistero apparente che è la preservazione della carne dai normali processi degenerativi", dice ancora Zannoni. Immancabile la sezione sulla norcineria tradizionale, vale a dire sull'arte della macellazione del "gozen", che un tempo assumeva i connotati di un rito corale (veniva trattato e chiamato come uno di famiglia, il maiale, con rispetto, poiché con le sue carni garantiva la sopravvivenza della famiglia contadina). Il filo logico si dipana lungo la sezione dedicata ai salumi di Parma (e d'altri luoghi) per approdare a quella della gastronomia che fa capo al prosciutto, o se si preferisce, al mito padano.

Segue la sezione delle attrezzature per la trasformazione, materiale un po' più moderno che segna l'inizio dell'automatizzazione, l'arrivo delle macchine (anche se il loro ruolo non intacca la manualità delle fasi cruciali di lavorazione). Per arrivare all'edilizia specifica: in altri termini il salumificio con i suoi piccoli segreti strutturali, l"ateneo" dove Sua Delizia consegue, con il massimo dei voti, l'agognata laurea. La visita termina con le informazioni sul territorio e sull'agroalimentare parmigiano d'oggi.

"L'intento è quello di offrire un cammino agevole ai visitatori che, salvati dal rischio dei luoghi comuni, potranno godere di una full immersion nella "vera" filiera alimentare suina": conclude Zannoni.
I Musei del Cibo arrivano al momento giusto, come sottolinea Albino Ganapini, assessore provinciale all'Agricoltura, Alimentazione e Attività produttive, nonché padre spirituale e promotore del triplice progetto connesso con le Strade dei Vini e dei Sapori, col Distretto Agroalimentare e con la Scuola di Cucina: "Adesso che Parma, la capitale riconosciuta della Food Valley padana, ha finalmente ottenuto l'Authority alimentare, non dedicare a tre dei suoi grandi miti altrettanti siti della memoria e del cuore, sarebbe stato come negare gli Uffici a Firenze o i Musei Capitolini a Roma".

Gli fa eco Caterina Siliprandi, assessore provinciale al Turismo e Cultura.
"Dei Musei del Cibo, il primo, quello dedicato al Parmigiano-Reggiano è già una cult-location. Insieme agli altri due costituirà un potente magnete culturale. Una sorta di data bank del lavoro e dell'ingegno umano e, in particolare, parmigiano. Dal momento che il turismo moderno si lascia sempre più attrarre dal patrimonio culturale del nostro paese, non è difficile prevedere un futuro di successi per i Musei del Cibo di Parma".

Info: Parma Turismi 0521.228152       -       Sito web: www.museidelcibo.it

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