Una crisi che dura da 5 anni
Parmigiano-Reggiano: in calo ma sempre un diamante inestimabile
di Valerio Grancoris
Dopo un 2007 vissuto all’insegna della ripresa, con quotazioni lontane dai livelli del gennaio 2004 (9,36 euro/kg all’origine), ma anche dal minimo storico del settembre 2005 (6,45 euro/kg), nel 2008 il Parmigiano-Reggiano ha fatto segnare una decisa flessione dei prezzi all’origine. Dai 7,80 euro/kg dell’anno precedente è infatti passato a 7,40 euro/kg, con un decremento del 5% a fronte della crescita dell’11,1% del 2007.
“Si tratta di quotazioni – sottolinea il presidente del
Consorzio del Parmigiano-Reggiano, Giuseppe Alai, tracciando un primo bilancio dell’annata insieme ai vicepresidenti Paolo Bandini, Eros Valenti e al direttore Leo Bertozzi – che si attestano al di sotto dei costi di produzione, e se si considera che già nel 2007 l’aumento dei costi aveva pressoché totalmente eroso quello delle quotazioni (al +11,1% dei prezzi aveva infatti corrisposto un aumento dei costi pari al 10%), è del tutto evidente fino a che punto si sia spinta una crisi che dura da 5 anni e che contrasta con indicatori che, al contrario, dovrebbero sostenere una migliore intonazione delle quotazioni.
Va in questa direzione, ad esempio, il dato (fornito insieme agli altri dal Sistema Informativo Parmigiano-Reggiano diretto da Kees de Roest del C.R.P.A.) relativo ai consumi domestici, apparsi in crescita (esattamente come nel 2008) dell’1,2%, con un picco dell’1,5% nel Nord-Ovest e un aumento delle vendite che ha riguardato soprattutto i discount (+ 5%) e ipermercati e supermercati (+ 3%), mentre il dettaglio tradizionale ha fatto segnare una flessione dell’1,2%. Alla crescita dei consumi domestici si associa anche un evidente calo delle giacenze (- 3,1% nel dicembre 2008 sul dicembre 2007) e un altrettanto evidente calo della produzione, che ha fatto segnare una flessione del 2,14% dopo il calo dello 0,40% del 2007, attestandosi a 3.014.659 forme.
“La crescita dei consumi domestici – spiega Alai – è evidentemente un fatto molto positivo, ma dai dati emergono anche gli elementi di debolezza che il settore presenta; la concentrazione sempre più elevata delle vendite da parte della GDO, ad esempio, consolida un formidabile canale di vendita, ma al tempo stesso tende a comprimere le quotazioni sia in virtù dell’alta percentuale di prodotto venduto in promozione, sia sulla base di un potere contrattuale che aumenta di fronte alla modesta quota di aggregazione dell’offerta da parte dei produttori”.
E qui si innesta un dato emblematico: mentre le quotazioni all’origine sono scese del 5%, il prezzo medio al consumo è salito, rispetto al 2007, del 5,5%, portandosi da 13,01 a 13,72 euro/kg. “Un valore – spiega Alai – certamente non elevato in sé e, a maggior ragione, se rapportato con quello di altri formaggi che non hanno né le caratteristiche nutrizionali né i costi di produzione di un prodotto assolutamente naturale e artigianale come il Parmigiano-Reggiano, ma che comunque segna un differenziale tra quotazioni all’origine e prezzi al consumo che si è ampliato ulteriormente, a conferma della necessità di azioni rapide ed efficaci per salvaguardare un settore che oggi presenta elementi di sofferenza non più sopportabili”.
Vanno dunque in questo senso le ultime azioni deliberate dall’Assemblea del Consorzio, che per la prima volta, nei suoi oltre settant’anni di storia, effettuerà un intervento diretto sul mercato, associando al ritiro di 95.000 forme da parte dell’Agea (con la messa a disposizione di 2 milioni di euro da parte del Consorzio per garantire ai produttori quotazioni al di sopra della media 2008) un ulteriore ritiro di 50-55.000 forme da destinare ai mercati esteri.
“Dal mercato nazionale sarà così distolta una quota di prodotto pari al 5% (il 7,5% se riferita agli otto mesi di produzione sui quali entrambi i ritiri verranno effettuati), e contemporaneamente – spiega Alai – avremo la possibilità di rafforzare quelle azioni sui mercati esteri che negli ultimi mesi del 2008 ci hanno portato alla stipula di un inedito accordo con gli esportatori per supportare interventi promozionali in aree che presentano reali possibilità di espansione dei consumi”.
“E’ un’azione mai attuata dal Consorzio, che storicamente ha svolto compiti di tutela e promozione – aggiunge Alai – ma resa necessaria da una situazione che richiede interventi efficaci sui mercati, sostenendo i produttori e il lavoro delle loro associazioni con impegni che si integrano di fronte alla crisi”.
“Proprio sull’estero – sottolinea il direttore Leo Bertozzi – stiamo sensibilmente implementando le nostre azioni, sia autonomamente che attraverso partnership con altre produzioni Dop; insieme alla tenuta delle esportazioni del Parmigiano-Reggiano nel 2008 (attestata dai dati forniti dagli esportatori, scindendo così i dati puntuali da quelli complessivi dei formaggi duri), vi sono oggi concreti segnali di incremento legati a queste azioni, e appaiono in decisa crescita i primari mercati di riferimento: Germania per quanto riguarda l’Europa (+2,5 le esportazioni nei primi 10 mesi 2008, con una incidenza del 20% sul totale delle esportazioni), Regno Unito, Stati Uniti (la cui incidenza sull’export è passata dal 17,9 al 18,3%) e Canada, il Paese che ha fatto registrare le migliori performances, con un incremento del 15,2%”.
Si rafforza, contemporaneamente, l’azione di tutela del Consorzio: “in questo senso – osserva Bertozzi – la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità Europee del febbraio 2008 ha sgombrato il campo da ogni equivoco, consentendo al Consorzio di ottenere in tempi molto più rapidi esiti sempre positivi nelle sue azioni contro coloro che impropriamente usano la denominazione “parmesan” per prodotti diversi dal Parmigiano-Reggiano”.
"Ma non basta” - conclude Bertozzi - “nel contesto di liberalizzazione dei mercati, accanto ai compiti di tutela e promozione (compiti che la normativa affida ai consorzi di tutela) occorre anche poter disporre di strumenti di intervento di mercato per intervenire sia sulle quantità offerte sia sul prezzo".
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