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Anche Guy de Maupassant estasiato dalla Malvasia di Salina
Il “vino dei vulcani”
di  Giancarlo Roversi

Il vino dei vulcani

Salina, l’isola verde dell’arcipelago vulcanico delle Eolie, l’isola che possiede due montagne che sfiorano i mille metri, dove tra l’altro crescono funghi porcini saporosi, è anche la patria degli inimitabili capperi e soprattutto di uno dei vini più straordinari che possieda l’Italia, il Malvasia o, meglio, come si usa dire, la Malvasia. E’ un gioiello della tipicità enologica della fascia mediterranea, un candidato all’eccellenza destinato a riprendersi, dopo alcuni anni di passione, un posto in prima fila nel panorama enologico nazionale e internazionale. La Malvasia delle Lipari, grazie all’impegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia e del Consorzio dei produttori, ma anche dell’impeccabile impegno promozionale portato avanti da 5 anni da “Sicily Wine Travels”, punta tutto sulla qualità e su una nuova immagine, più competitiva e moderna per riportare al centro dell’attenzione il vino dei vulcani, tanto celebrato da Guy de Maupassant.

Coniugare tipicità e qualità dei prodotti agroalimentari con il patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico dell’isola è la via maestra per fare anche della Malvasia di Salina una delle produzioni siciliane di punta destinata ai mercati più prestigiosi ed esigenti.
La Malvasia, assieme alle altre specialità tradizionali come i capperi di Salina, rappresenta infatti uno dei segni distintivi di un nuovo turismo, più motivato e consapevole.
Senza dimenticare che le Eolie fanno parte dei siti dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco. La valorizzazione della Malvasia e dei capperi possono dare agli isolani un valore aggiunto purché in perfetto accordo con la salvaguardia di questi straordinari territori.
Proprio sui temi della promozione turistica delle isole minori, con un particolare riguardo alle Eolie e a Salina, si è svolto di recente un interessante convegno a Lipari curato dall’Associazione Centro Studi Aurora Onlus, Il vino dei vulcanidal Centro Studi Ibleo e da Mediazioni srl col patrocinio dell’Unione Europea, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Assessorato al Lavoro della Regione Siciliana. L’evento ha visto la partecipazione di giornalisti, tour operator ed esperti italiani e stranieri che hanno avuto modo di apprezzare dal vivo l’incanto di Salina e delle altre isole dell’arcipelago eoliano e di visitare alcune delle principali cantine produttrici del Malvasia (tra cui quelle al top di D’Amico, Caravaglio, Virgona e Marchetta). Ma anche di conoscere le altre produzioni tipiche come quelle dei celebri capperi di Salina e dell’olio extravergine d’oliva, di alto livello qualitativo anche se imbottigliato in modeste quantità. E infine di gustare le sapide specialità gastronomiche isolane nei ristoranti locali, primi fra tutti quello di Alfredo a Lingua di Salina, il Portobello di S. Marina di Salina, quello dell’hotel Signum di Malfa, la Bussola di Canneto di Lipari. Con una particolare citazione per i semplici ma fragranti piatti della tradizione liparota presentati da Marisa, dell’omonima pasticceria di Lipari, durante un laboratorio del gusto brillantemente condotto da Rosario Gugliotta, fiduciario di Slow Food Val Demone.
Clou dell’incontro l’evento di promozione “Non solo mare”, conferenza internazionale sul turismo nelle isole minori e sui modelli organizzativi e di approccio partenariale per lo sviluppo e la sostenibilità nell’ambito del progetto “Isole e insularità nel parco del Mediterraneo”. Patrocinato dal Comune di Lipari, di cui ha portato il saluto il sindaco Mariano Bruno, ha visto l’intervento di un qualificato staff di esperti a livello internazionale che hanno portato il loro contributo per la valorizzazione e la salvaguardia delle identità locali e dei tesori dell’agroalimentare che nelle Eolie ha nella Malvasia la sua punta di diamante.

Salina

Il cuore di questa produzione batte a Salina dove sono concentrati la massima parte dei vigneti delle Eolie. Il paesaggio è spettacolare, il verde delle vigne tra cielo e mare, e poi i vulcani, a ricordare a tutti le origini, tumultuose e antiche, di queste terre strappate alle profondità. Qui la coltivazione della vite si perde nella notte dei tempi, per raggiungere nell’800 il suo punto di massima espansione. Basti pensare che i produttori di Malvasia per commercializzare il loro vino disponevano di una flotta che contava più di cento velieri, potendo così raggiungere i mercati più lontani e vantaggiosi. L’intera economia dell’arcipelago dipendeva dalla produzione e dalla commercializzazione di questo vino prodigioso che valeva oro e da cui dipendeva il futuro stesso delle comunità isolane. Poi arrivò la fillossera e scese una lunga notte per il Degustazione Malvasia Malvasia delle Lipari. Il vigneto si ridusse all’osso, molti abbandonarono la campagna e tutta un’economia andò in rovina. Negli anni ‘30, lentamente, alcuni decisero, eroicamente, di reimpiantare i vigneti, introducendo tecniche colturali più moderne, ridando così vita ad un vino da leggenda. Ma è solo alla fine degli anni 70 che la produzione di Malvasia diventa progetto imprenditoriale fondato su basi effettive, portato avanti da alcune famiglie isolane e non, capace di entrare in contatto nuovamente con i mercati vinicoli più importanti e remunerativi. Oggi il tessuto produttivo è ben più ampio: una sessantina di produttori viticoli ed una dozzina di cantine per un totale di bottiglie che supera di qualche migliaio le 250.000 unità. Produzioni limitate che scontano sì la limitatezza della base produttiva agricola, fortemente ridimensionata rispetto al passato, ma che, anno dopo anno, ha raccolto il favore dei consumatori più preparati ed esperti. Un clima di fiducia e di ottimismo che contraddistingue il Consorzio di Tutela della Malvasia delle Eolie DOC, sorto da qualche anno dall’iniziativa congiunta dei produttori per attuare una strategia imprenditoriale e produttiva di grande respiro, centrata sull’innovazione, sul rispetto del disciplinare di produzione e sulla promozione. Il punto di partenza è quello di sostenere un processo di recupero dei vecchi vigneti e di rimpianto di nuovi. Sono infatti una trentina gli ettari che nei prossimi tre anni andranno in produzione, consentendo un aumento importante delle bottiglie prodotte.

Uva stesa

La Malvasia delle Eolie viene esportata in una sessantina di paesi: i mercati più interessanti Inghilterra, Nord Europa, USA e Giappone. La domanda è in costante aumento, tendenza comune agli altri vini dolci da dessert, dovuta soprattutto ad un cambiamento delle modalità di consumo e di abbinamento cibo/vino, che si sposta da quello tradizionale, casalingo e accompagnato ai soli dolci, nel campo degli aperitivi (servito freddo) e a tutto pasto per accompagnare primi e secondi della cucina mediterranea.
Il disciplinare di produzione prevede tre tipologie di Malvasia delle Eolie: il naturale, il Passito e quello liquoroso. Due invece le varietà utilizzate: la Malvasia delle Eolie fino ad un massimo del 95 % e Corinto Nero dal 5 all’8 per cento. E questo è un altro punto messo in discussione da chi, tra i produttori, vorrebbe vinificare in purezza solo Malvasia, per esaltare finezza ed equilibrio di un prodotto che può esprimere punte di vera eccellenza.



Identikit della Malvasia delle Eolie DOC

Zona di Produzione: l’Arcipelago delle Eolie
Vitigni: Malvasia delle Lipari (massimo 95%), Corinto Nero (5-8%)
Resa massima per ettaro: 90 q.;
Resa massima di uva in vino: 70%
Gradazione alcolica minima: 11, 5% di cui almeno l’80% svolto;
Invecchiamento: sei mesi, solo per il tipo liquoroso
Caratteristiche organolettiche: colore giallo dorato, intenso, ambrato nella versione passito; profumo aromatico caratteristico; sapore dolce e aromatico, con richiamo di sentori d’albicocca matura e sfumature di agrumi.



Malvasia

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