| L’elegante  “cucina” di  Tomaso Buzzi e Gio Ponti
 di  Massimo  Gatta
 E’ in assoluto tra i più eleganti e raffinati trattati di  cucina del primo Novecento italiano, un piccolo capolavoro grafico e culturale  in cui la gastronomia e l’etica culinaria procedono all’unisono. La sottile  arte di convitare, espressa con tanta levità da questo, purtroppo,
 misconosciuto libro, avrà un seguito ideale nell’Arte di convitare di  Giovanni Rajberti del 1937,  sei anni  dopo l’uscita del volume di cui parleremo. Pubblicato in pieno fascismo La  cucina elegante ovvero il Quattrova illustrato appare tra i prodotti  migliori di quell’editoria del ventennio spesso rimossa, unendo a un gusto e a  un equilibrio grafico e tipografico notevoli, anche la scelta molto indovinata  di un understatement gastronomico di fondo, di spiccata modernità, che  indubbiamente rende il Quattrova (come comunemente è ricordato)  l’antesignano di una certa scrittura gastronomica ossimorica, insieme  estremamente colta e ironica, documentata e svagata, leggera e profonda, che  avrà come artefice e cultore maggiore lo scrittore Aldo Buzzi. Il volume costituisce però un unicum (ancorché poco  conosciuto e apprezzato) nel panorama editoriale gastronomico italiano, in  quanto ospita un concentrato di genialità variegate, seppure eterogenee. In  primo luogo la veste grafica e la qualità tipografica. Viene pubblicato a  Milano dall’Editoriale Domus, sigla creata nel 1929 dall’editore Gianni  Mazzocchi, che aveva appena rilevato la celebre rivista di architettura Domus, fondata  da Gio Ponti nel ’28 e da lui diretta; l’Editoriale Domus incarna pienamente  gli ideali stilistici e grafici della rivista di Ponti e li ricrea nelle sue  prime pubblicazioni. L’equilibrio di fondo della pagina tipografica, i rapporti  tra le masse, la scelta di utilizzare due inchiostri nero e mattone, i diversi  corpi tipografici, gli ampi margini, la qualità della carta, la levità e  semplicità dei disegni e dei fregi (in cui sembra a volte di intravedere la  mano del poeta Jean Cocteau, anch’egli finissimo disegnatore, simile è infatti  il loro ductus), sono tutti elementi che testimoniano una profonda attenzione  al prodotto editoriale, all’oggetto in sé artigianalmente creato. Ad arricchire  il testo, e potremmo quasi dire a tradurre visivamente la qualità  complessiva della scrittura, spiccano inoltre le 32 illustrazioni, e i  finalini al tratto, firmate congiuntamente da un architetto-artista-designer  del calibro di Tomaso Buzzi e da un genio assoluto e multiforme quale fu Gio  Ponti, senza dimenticare la soave prefazione di un fine letterato come Piero  Gadda Conti, cugino del più celebre Carlo Emilio. 
  Ma il volume è anche, e soprattutto, un’elegante  raccolta di indicazioni, suggerimenti, dettati, ricette, trucchi, prescrizioni,  analisi, decaloghi, invettive, aventi per oggetto il cibo e le qualità di  un’appropriata gastronomia, i tempi e le modalità di cottura, la topografia  culinaria, insomma il libro si rivela come un opportuno e necessario baedeker per un viaggio intorno alla Cucina Elegante.  Già l’incipit di Gadda Conti è significativo e  chiarisce subito a quale tipo di lettore-cultore il libro si rivolge: Mangiare è una cosa seria. Lettore, se non sei compreso della  verità e dell’importanza, veramente vitale, di questa solenne affermazione, ti  compiango: questo libro non è per te.
 Segue un interessante capitolo dal titolo Organizzazione  scientifica in cucina, ma si capisce subito che di scientifico in questo  capitolo, e nell’intero libro, non c’è traccia; la scienza di cui si parla è  una pseudoscienza, una sorta di ampio decalogo, un trattato di buone maniere  gastronomiche in cui, accanto al corretto uso degli ingredienti, delle  quantità e degli strumenti di cucina, occorre una buona dose di ironia, di  leggerezza, di convivialità. Il vero e proprio decalogo che integra questo  capitolo pone comunque al primo posto questa asserzione, pilastro intorno a cui  ruota l’intero e corretto sistema culinario di cui si parla (e ben prima di  affrontare modalità e ricette): Inculcare il senso della pulizia più assoluta, più esagerata; ogni  recipiente dev’essere altrettanto pulito esternamente quanto internamente ….  Il punto dieci perentoriamente chiude il discorso:  Educate infine all’amore del mestiere, alla passione per un lavoro che  può diventare interessante se eseguito con intelligenza e buona volontà; da sottolineare è il termine mestiere. Simpatica è poi quella sorta di crociata laica contro gli  antipasti e che a tratti sembra ricordare quella ben più celebre che Filippo  Tommaso Marinetti scagliò nel ’30, solo un anno prima, contro la povera  pastasciutta italica. Leggiamo infatti nel capitolo intitolato Dettato  contro gli antipasti in favor delle minestre questa affermazione  francamente apodittica:  L’idea  di mettersi con appetito a tavola di fronte a quell’allettante ma velenosa  miscellanea di piatti freddi – che si chiama antipasto – è una cosa  assolutamente barbara sotto tutti i punti di vista.  A cui l’estensore fa seguire una ricca serie di ricette in  favor delle minestre (fa anche rima). Altri capitoli decisamente gustosi (è proprio il caso  di dire) sono Del salsificare e soprattutto i dotti e divertenti Come  ci si comporta di fronte a un uovo e Leggi per la cottura delle uova,  sorta di umanizzazione spirituale dell’uovo e prontuario circa la sua corretta  (e varia) cottura, sembrando cosa facile ai neofiti, e che ci riporta con la  mente a quel capolavoro di letteratura italiana e gastronomica che è L’uovo  alla kok di Aldo Buzzi. Il libro si distende poi, con una prosa ampia e ossigenata,  nei capitoli centrali Onore al manzo lesso, I pomodori: della loro  conservazione e del loro impiego, Sette variazioni sulle patate, Amare i  formaggi, e il fondamentale e arguto Elogio della chiara d’uovo,in cui leggiamo questo  epicedio:  Triste destino quello della chiara d’uovo, condannata a finire miseramente  coi gusci tra le spazzature, ben di rado chiamata a seguire le vicende del  rubicondo fratello tuorlo. Povera chiara d’uovo, cenerentola della cucina,  rifiuto della società gastronomica.  E per ovviare al triste destino della negletta chiara d’uovo il libro  svela alcuni esorcismi (rivolti  però agli iniziati) di cui la sbattitura rappresenta il punto focale ma  che, per raggiungere l’esito ottimale, necessita di tre condizioni  indispensabili: l’assoluta pulizia delle  chiare, l’utilizzo di utensili  appropriati e un metodo razionale del  lavoro. A ciò il Quattrova fa seguire ben sei ricette con le chiare.Anche il semplice e  popolare bicchiere d’acqua trova, in questo libro, adeguata e democratica  attenzione nel capitolo Un bicchier d’acqua a cui seguono Pranzi di  Natale e il delizioso Bambine in cucina. Ma vorrei a questo punto  segnalare un capitolo davvero strepitoso nel quale la scienza patafisica sembra  sposarsi sia al surrealismo gastronomico più evanescente che al futurismo del  miglior Martinetti, per giungere infine a una sequenza degna del Woody Allen  degli inizi: Cinque cose che si possono mangiare col mal di denti. Per  venire incontro ai curiosi dico che queste cinque cose (ricette) sono  nell’ordine: il budino di pollo, il soufflè di pesce, le cervella  besciamella, la galatina di tonno e il soufflè di fegatini.  Non sappiamo cosa spetti al dentista che dovrebbe curare il mal di denti ma di  certo è la prima e unica volta che ai poveri
  pazienti vengono offerte soluzioni  così gustose e succulente al loro dolore, oltre al ferroso sapore del trapano. Anche i successivi Inattesi sono niente male,  declinati tra Cucina veloce e Pronto rimedio. Che dire per  concludere. Bisogna sfogliarlo questo strano e sofisticato volume; leggerlo e  sicuramente rileggerlo. Approfondire il detto e il taciuto; gustare i disegni  eleganti, la carta porosa, assaporare le tante ricette. Metterlo via per un po’  per poi riprenderlo. Insomma il Quattrova illustrato è una miniera di  sensazioni, di suggestioni, di idee, di sapori. Un piccolo classico,  intelligente e arguto, che andrebbe ristampato al più presto seguendo la  grafica originale. Ma per ora accontentiamoci del pensiero col quale si chiude:
 Un caffè impeccabile e delle sigarette consumate  nell’angolo più fresco del giardino, completeranno quel senso di benessere che  sono venuti e che torneranno certo a cercare i vostri amici nelle altre  domeniche di settembre.
 Strano che io abbia terminato questo articolo proprio in una  domenica di settembre. 
 
 
  
 
 
 
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