Le religioni “abramitiche” unite dall’extravergine d’oliva
Olio e sacro
di Marzia Morganti Tempestini
L’extravergine d’oliva unisce le religioni monoteiste del Mediterraneo. Per il cristianesimo, la religione islamica e quella ebraica l’olio rappresenta, oltre che un alimento irrinunciabile, un simbolo dai mille significati. Di olio e sacro se ne è parlato ieri 17 febbraio nel corso della XII Settimana nazionale dell’olio- Le stagioni dell’olio, organizzata dall’Enoteca Italiana, all’interno di un convegno che si è tenuto al Teatro Gori di Serre di Rapolano. “Sia l’olio che le religioni hanno segnato la storia dell’uomo – sottolineato Claudio Galletti, presidente dell’Enoteca Italiana - non vogliamo certo suggerire alle grandi diplomazie quale deve essere la strada del dialogo. Ma il dialogo è il padre della tolleranza e della comprensione, e l’olio è comunque è un prodotto che accomuna i popoli di queste religioni. Ed oggi rappresenta ancora molto nel sacro e nei riti devozionali. Non crediamo dunque che si tratti di un’iniziativa fuori luogo, ma è appropriata, anche se in misura minima, perché va nella direzione del dialogo”.
Così grazie all’extravergine d’oliva, protagonista della kermesse dell’Enoteca Italiana, le tre le religioni abramitiche – cristianesimo, islam e ebraismo – sono un po’ più vicine. Come è stato l’olio nelle sue tre funzioni principali, come alimento, luce e religione, accomuna i popoli dell’area mediterranea e le sue religioni. E nelle tre religioni emerge l’utilizzo “regale, profetico e sacerdotale” dell’olio d’oliva. Dalla nascita alla morte: “Basti pensare che nella religione cristiana – ha ricordato Padre Celso Bidin, monaco dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore – l’olio d’oliva ci accompagna dal battesimo, fino all’estrema unzione, passando per tutti i sacramenti. E se guardiamo la storia il Cristianesimo è un po’ come l’innesto che si fa ad un olivo”.
Particolare poi il rapporto fra padre Bidin e l’extravregine: per oltre venti anni ha gestito la coltivazione dei 4500 olivi di Monte Oliveto e il frantoio. Fra la religione ebraica e l’olio d’oliva c’è un rapporto particolare: nella bibbia viene nominato 100 volte l’olivo e 140 volte l’olio. “Nella cultura ebraica – ha affermato Oreste Bisazza Terracini, presidente dell’Associazione mondiale giuristi ebrei e Governatore dell’Università di Gerusalemme - l’olio ha avuto la stessa importanza che ha avuto per altre componenti etniche e culturali che si sono sviluppati nel Mediterraneo”. In particolare l’utilizzo per l’illuminazione degli ambienti, e gli aspetti collegati con la ritualità e legato all’alimentazione. Punti in comune con le altre religioni anche per l’islamismo come ha aggiunto David Napolitano, architetto della Comunità religiosa islamica. Insomma sono la natura e l’ambiente, in questo caso il Mediterraneo, a plasmare le abitudini dei popoli e, probabilmente, anche le ritualità delle religioni.
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