La migliore formula per la composizione di questo piatto è quella che fu data in versi entusiastici dal poeta Charles Monselet, gran luminare della scienza gastronomica: qui la riassumiamo sfrondandola dai fiori retorici e tralasciando i voli lirici dell’originale.
Prendete un astaco superbo e pieno di vitalità: taglia-telo in pezzi, che getterete ancor palpitanti nell’olio finissimo contenuto in una casseruola posata sui carboni ardenti: aggiungete sale, pepe, poco aglio schiacciato, del buon vin bianco, buona salsa di pomodoro fresca, aromi in copia. Cuocete per mezz’ora circa: mettete in ultimo anche un po’ di sugo glassato e spolverato leggermente con pepe di Caienna.
Il Monselet assicura - e per buona esperienza - che la moglie di Putifarre, se avesse potuto far gustare questo piatto al... casto Giuseppe, non avrebbe dovuto subire lo scorno, che tutti sanno. |